In questi mesi di epidemia, più di uno si sarà trovato a pensare che Dio non serve. In realtà, Dio non serve più neanche ad essere incolpato di ciò che sta capitando. La nostra fede è così scarsa che non riesce più ad essere nemmeno blasfema.
«Ecco il motivo delle prove: vivere, lasciando che tutto il senso della nostra vita lo sappia e lo conosca Lui solo». Così scriveva Benedetta Bianchi Porro, proclamata beata il 14 settembre.
I tagli sull’opera di Lucio Fontana ci riportano alle ferite che, in Gesù e solo in Gesù, possono trasformarsi in feritoie dove Lui può passare e risanare. Ne fecero esperienza i santi dell’Ordine francescano, che ricordiamo il 29 novembre.
È il fondatore dei francescani il più ostico santo col quale il popolare attore romano si è dovuto misurare. A tu per tu con l’«amico dei santi col sorriso».
Sono dedicate alla santità le nostre pagine di catechesi 2019. La santità quotidiana, ordinaria. Quella che papa Francesco, nella Gaudete et exsultate, ha voluto riaffidare a ognuno di noi.
Se il concilio Vaticano II ha parlato di «universale vocazione alla santità nella Chiesa», dopo più di cinquant’anni si può dire che questa dottrina non abbia avuto molta fortuna. Ancora oggi, nell’immaginario cristiano, la santità spetta solo ad alcune categorie di persone (preti, frati, suore…) e non è considerata meta naturale di ogni vita cristiana.