Il 6 aprile 1994 nella piccola nazione africana scoppiò un conflitto etnico senza precedenti, che portò alla fuga di oltre un milione di persone e alla brutale uccisione di altrettante.
Il dossier di settembre dedicato ai cappellani militari e ai preti soldato nella prima guerra mondiale ha felicemente avuto diversi riscontri (nel senso di parecchi), e pure riscontri diversi (nel senso che sono stati di differente tono).
Angelo Giuseppe Roncalli, papa Giovanni XXIII, rimase sempre legato per affetto e devozione a sant’Antonio, e in rapporto di stretta familiarità con i frati. Padre Virgilio Gamboso affermò: «Dire che ci voleva bene è poco: era uno dei nostri».
Ha parlato di comunismo, del conflitto in Afghanistan e del disastro di Chernobyl partendo sempre dai protagonisti. A tu per tu con la scrittrice bielorussa premio Nobel per la letteratura nel 2015.
Prima guerra mondiale. In prima linea, estrema periferia del tempo, piena di giovani catapultati in un gioco più grande di loro, ci sono anche i cappellani militari e i preti soldato. E fu un bene che ci fossero.
Sull'asse tra Vladimir Putin e Ramzan Kadyrov, leader ceceno, il Paese si è rialzato dalle macerie delle due guerre a cavallo del millennio. Ma a quale prezzo?