Sarà perché è uno scrittore e ha fatto della parola un mestiere. Oppure perché ha svolto a lungo la professione di magistrato e sappiamo bene come, in certi contesti, le parole siano «pesanti». Ma forse tutto ciò nasce anche dai suoi trascorsi in parlamento, dove, purtroppo, di parole utilizzate a sproposito (e dei relativi danni) deve averne sentite un po’. Fatto sta che Gianrico Carofiglio del riflettere (e del far riflettere) sul «corretto uso delle parole» ne ha fatto, pare, un punto d’onore.