Pasqua è parola ebraica antica che vuol dire «passaggio». E che Gesù ha rigenerato di senso nuovo, con il transito più radicale tra la vita e la morte e tra la morte e la vita. Che passaggio segna per noi oggi questa ricorrenza?
Quella di dialogare è una capacità oggi purtroppo svalutata. Ma l'intelligenza artificiale non può sopperire alla fatica feconda dell'ascolto reciproco.
Significa «marciume cerebrale» la parola del 2024, secondo l'Oxford Dictionary. La buona notizia è che oggi sono proprio i più giovani a usarla, consapevoli del possibile impatto nocivo di un’esposizione eccessiva a contenuti poveri.
La concretezza della vita mostra che ci sono punti di unione più profonda, punti di verità dell’umano che superano le categorie e restituiscono il senso della fratellanza: più forte dell’odio, più forte della morte.
Il cuore è il centro vitale di noi stessi, sia biologicamente che per la nostra unità integrale. È il fulcro della nostra capacità di sentire e provare empatia.
Oggi assistiamo a un’accelerazione della diffusione del vocabolario informatico nella lingua quotidiana, che rischia di trasformarla in una «neolingua» più oppressiva che liberante.