Mai come oggi c’è bisogno di una parola lievito, che faccia crescere, come scriveva Calvino «ciò che inferno non è». La buona novella di un bambino nato in esilio, con una mangiatoia come culla, che si è fatto carne per salvare il mondo ci illumini.
Novembre ci sollecita a pensare alla morte. Non come la nemica della vita, ma come sua «sorella», secondo la lezione di san Francesco nonché quella, inascoltata, della pandemia.
È tempo, come scriveva la poetessa e filosofa Maria Zambrano, di «riconquistare il sentire originario delle cose». Impariamo dai poeti. Impariamo da Rilke o da Alda Merini...
Osservare è un modo di aprirsi al mondo, di lasciarsi interrogare, scomodare a volte; comunque è condizione per mettersi in movimento, per sentirsi corresponsabili, per provare gratitudine.
È sostenibile un modo di abitare il mondo dove la crescita non sia solo tecnoeconomica ma integrale: dove le persone siano nutrite (e non di solo pane), dove ci si prenda cura delle fragilità.
Complici i media digitali e le tecnologie sempre più immersive, il ritmo di circolazione dell'informazione oggi è accelerato. E con esso la nostra difficoltà a orientarci...