Apriamoci al mondo
Dobbiamo prenderci cura del nostro sguardo. Abituarlo a cercare la bellezza, la grazia, i dettagli che rivelano la gentilezza, la cura, la sollecitudine. O a lasciarsi interpellare dalle ingiustizie. Siamo sempre preoccupati che quello che ingeriamo non abbruttisca il nostro corpo, e dovremmo esserlo anche per quello che da fuori può intossicare il nostro pensiero, la nostra sensibilità, il nostro spirito. La nostra attenzione è continuamente requisita da mille stimoli che la catturano, la frammentano, la distraggono. Rischiamo di disimparare a posare il nostro sguardo su qualcosa o qualcuno, per osservare e comprendere.
Se non sappiamo fermarci, interrompere la frenesia che ci rende insopportabile ogni momento «vuoto» (che quindi riempiamo scrollando post e immagini sui nostri smartphone), ci consegniamo a un modo di stare nel mondo segnato dall’indifferenza per ciò che sta intorno, e quindi all’incuria. Indifferenza e incuria fanno male al mondo, ma prima di tutto fanno male a noi stessi. Ci imprigionano in una bolla autoreferenziale che ci separa dalla realtà e dagli altri, che ingigantisce le nostre piccole preoccupazioni, che ci isola e ci fa sentire irrilevanti e impotenti.
Osservare è un modo di aprirsi al mondo, di lasciarsi interrogare, scomodare a volte; comunque è condizione per mettersi in movimento, per sentirsi corresponsabili, per provare gratitudine, per decidere di che cosa prendersi cura, per impegnarsi e portare il nostro piccolo ma insostituibile contributo nel mondo.
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