Segue la vita di una ricca famiglia che abita in una villa con giardino in Polonia «La zona di interesse» (2023) di Jonathan Glazer. Ma oltre il muro della casa, tra rumori e odore di bruciato, si sta consumando una tragedia.
Roma, sabato 16 ottobre 1943. Attorno alle 5 del mattino, i nazisti, che da un mese occupano la città, danno il via al rastrellamento del Ghetto: vengono arrestate 1.259 persone, quasi tutte di religione ebraica, 1.023 delle quali sono immediatamente deportate ad Auschwitz, da dove torneranno solo in 16. È questo il drammatico evento che fa da sfondo al volume di Ritanna Armeni, Il secondo piano, giunto nelle librerie da qualche settimana.
Sono in mezzo a noi, anzi, in realtà siamo persino noi. Nel senso che gli ebrei hanno da sempre fatto parte del nostro territorio e della nostra cultura, dove hanno lasciato segni e tracce ancora vivi o almeno visitabili. A partire dai resti della più antica sinagoga dell’Europa occidentale, costruita a Ostia antica nel I secolo a.C. Ma altri luoghi di culto, sinagoghe appunto, sono ancora numerosi in giro per l’Italia: conoscerli fa bene. A noi, oltre che ai nostri fratelli ebrei.
«Shtisel» è un cognome: l’omonima serie televisiva di Netflix racconta le vicende di vita di una grande famiglia di ebrei ortodossi charedi di Geula, un sobborgo di Gerusalemme. Curata e scritta da Ori Elon e Yehonatan Induvsky, la serie permette per una volta allo spettatore occidentale di accostarsi a un mondo poco noto, quello dell’ortodossia ebraica.
Da trent’anni Gunter Demnig cerca di unire memoria individuale e coscienza collettiva, disseminando per l’Europa «pietre d’inciampo». In ricordo delle vittime della Shoa.
Su di lei e sulla sua triste storia è stato scritto di tutto e di più. Il suo diario è finito nelle case di migliaia di persone, divenendo un potente memorandum di quanto in basso possa arrivare la crudeltà umana. Eppure, intorno alla vita di Anne Frank restano ancora molti punti di domanda.