23 Marzo 2018

Ad amare si impara

Un dubbio, un consiglio, un parere sul tema delle relazioni familiari? Scrivete a Edoardo e Chiara: vi risponderanno sul "Messaggero di sant'Antonio".
Illustrazione: un uomo solo dinanzi a un reticolo di vie

@ Illustrazione di Giuliano Dinon

«Cari Edoardo e Chiara, raccolgo questa ultima frase, che riassume il mio quesito: se nessuno mi ha insegnato cos’è l’amore, come posso amarmi e amare l’altro sesso? Sono Fabio, ho 45 anni e ho vissuto sempre in famiglia: mamma, papà, sorella. In età adolescenziale ho capito che tra i miei non c’è mai stato amore, tenerezza e cura e, a casa, ho sempre preso le difese del più debole (mia madre). Ora ho deciso che non posso più essere io la soluzione dei loro continui battibecchi, e così da poco sono andato a vivere da solo. Le varie “conoscenze” femminili sono sempre finite, o perché non mi sono mai lasciato andare, o perché non trasmettevo “calore”. Così il mio sogno di una famiglia rimane nel cassetto.Sono certo che ad amare s’impara: potreste darmi delle “dritte”?».

Fabio

Carissimo Fabio, ci ha molto colpito la tua lettera (che abbiamo dovuto sintetizzare per limiti di spazio), perché la tua esperienza personale è anche quella di molti uomini e donne che incontriamo nel nostro servizio nell’Oasi Famiglia (la realtà che ha sede a Camposampiero, nel padovano, nata per rispondere alla richiesta di ascolto e accompagnamento per la coppia e la famiglia, con particolare attenzione alle difficoltà relazionali, ndr) e, almeno in parte, di ciascuno di noi: essere figli di un amore ferito, di genitori incapaci di sostenersi, di donarsi e di rispettarsi, ritrovandosi in ruoli non consoni a un figlio.

Il modello ideale di famiglia spesso è molto distante dalla famiglia reale nella quale siamo vissuti. Ma rimuginare su questo fatto non porta a molto. L’unico quesito che possiamo porci che sia costruttivo e davvero utile alla nostra vita presente è: che cosa possiamo fare oggi? Nel caso specifico: tu che cosa puoi fare oggi?

Una prima scelta l’hai in realtà già compiuta uscendo di casa e prendendo le distanze da quel ruolo di mediatore che per troppi anni ti sei trovato a svolgere. L’aver compiuto questa scelta non ripara, certo, tutte le ferite incise nell’anima, però, dopo aver messo la giusta distanza tra te e i tuoi genitori reali, puoi iniziare il lavoro più difficile e più delicato, che è quello di imparare a rapportarti con i tuoi genitori «interni». Dovrai imparare a riconoscere la voce di tua madre che ti abita dentro, la voce di tuo padre, ma anche le voci che si sono generate dalla relazione con loro: la voce del figlio ferito, di quello iperadattato alle aspettative esterne; la voce della paura di soffrire ancora, la voce del bravo ragazzo, la voce che vuole ribellarsi a tutto questo…

Dovrai imparare ad ascoltarle tutte e a metterle in relazione tra di loro e con un’altra voce, la voce del Fabio adulto, del Fabio che ha compreso come il ruolo di risolutore dei conflitti familiari non sia un ruolo sano per la sua vita, del Fabio che finalmente ha deciso di uscire di casa, del Fabio che frequenta il gruppo di preghiera, del Fabio che non vuole più essere freddo nelle relazioni affettive e che vuole mettersi in gioco con il femminile.

Caro Fabio, la buona notizia che possiamo darti è qualcosa di così ovvio che a volte può sfuggire: oggi non sei più quel bambino piccolo che si ritrova giocato inconsapevolmente nelle dinamiche familiari; oggi sei un adulto consapevole di sé e che desidera aprire spazi nuovi di creatività e di libertà nella propria vita.

Fabio, è proprio vero quello che scrivi: ad amare s’impara e, se questo è vero, abbiamo bisogno di un maestro. Noi due non possiamo che suggerirti il nostro maestro, il migliore che abbiamo trovato in questi anni di vita, l’unico che è realmente riuscito a cambiare le nostre vite e a farci fare cose che, di nostro, basandoci sulle nostre biografie personali, non avremmo mai fatto: Gesù Cristo e il Padre celeste (parliamo al singolare perché se guardi Uno vedi anche l’Altro). Per incontrare il vero Padre e non le immagini distorte che a volte ci possiamo costruire di Lui, hai però bisogno di un mediatore, di qualcuno che lo conosca e te lo indichi; dovrai avere la tenacia di trovare il tuo Giovanni Battista che ti accompagni spiritualmente. Nella Chiesa ci sono, come ci suggeriva san Paolo, una molteplicità di carismi e ovviamente non tutti possono rappresentare per te il Battista. Questa, Fabio, è una prima missione che ti diamo: guardati attorno, ci sono molte persone che hanno incontrato quell’Amore e che per questo sono testimoni credibili della buona notizia.

La seconda missione sarà poi quella di poter perdonare i tuoi genitori, per l’amore che non si sono dati, per quello che ti hanno fatto vivere, perché hanno fatto quello che hanno potuto con quello che erano. Ti auguriamo di poter arrivare a dire con il cuore in mano quello che ha detto Cristo sulla croce: «…perdona loro perché non sanno (o non sapevano) quello che fanno (o facevano)…».

Oggi, se ci stai, può essere il giorno in cui nasce per te, Fabio, una speranza: non tutto è perduto, perché il Signore fa nuove tutte le cose. Puoi imparare ad amarti e ad amare, perché hai scoperto che sei già amato così come sei.

Questo cammino non è una strada di sole gioie, ma richiede molta determinazione, responsabilità, umiltà e coraggio e in molte occasioni dovrai combattere una battaglia con quelle voci che ti diranno di rinunciare, che sei destinato al nulla o forse ti suggeriranno di godertela e di rinunciare alla Bellezza per il piacere; voci che ti prometteranno soluzioni facili per rendertene schiavo.

Fabio, speriamo il meglio per questa nuova fase della tua vita, non arrenderti. Il premio è la risurrezione.

Edoardo e Chiara

 

Volete scrivere a Edoardo e Chiara? Potete spedire le vostre mail a:redazione@santantonio.org; segnalando nell'oggetto la rubrica Cari Edoardo e Chiara

oppure le vostre lettera a:Edoardo e Chiara, Messaggero di sant’Antonio, via Orto Botanico 11, 35123 Padova.  

Data di aggiornamento: 23 Marzo 2018

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