Allegria!
Mike Bongiorno, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita, è stato un artista a tutto tondo della tv italiana, con qualche ruolo al cinema, e ha saputo mettere le sue doti di speaker radiofonico, conduttore e ideatore di format televisivi anche al servizio dell’«alfabetizzazione» dell’Italia. Nel secondo dopoguerra, infatti, gli italiani, proprio grazie ai programmi di Mike Bongiorno, cominciarono ad affacciarsi al mondo e al sapere – ancorché nozionistico, ma pur sempre sapere – e a un moderno lessico della lingua italiana, meno ingessato e più popolare.
Nato nel 1924 a New York, figlio di Philip, un facoltoso avvocato d’origine siciliana, e di Enrica Carello appartenente alla ricca borghesia torinese, Michael Nicholas Salvatore Bongiorno, dopo l’infanzia trascorsa a Manhattan, si trasferì con la madre a Torino dove frequentò il liceo classico iniziando a collaborare con il quotidiano «La Stampa». Qui copriva le cronache sportive, in particolare gli allenamenti del Torino e della Juventus. Durante la Seconda guerra mondiale partecipò alle attività della resistenza come staffetta partigiana. Ma nell’aprile del 1944 fu catturato dalla Gestapo. Non fu ucciso solo perché aveva il passaporto degli Stati Uniti, perciò sarebbe stato utile da vivo in un eventuale scambio di prigionieri, tra tedeschi e Alleati. Ciò nonostante fu rinchiuso nel carcere di San Vittore a Milano, che poi divenne sua città d’adozione e che di recente gli ha dedicato una mostra. Nel 1945 tornò a New York dove riprese l’attività editoriale collaborando con i giornali e con alcune radio legate alla comunità italo-americana. Nel 1953 rientrò in Italia. Per conto di Radio WOV si recava in varie località dove faceva ascoltare agli abitanti del luogo le registrazioni dei loro parenti emigrati negli Stati Uniti. Grazie a queste esperienze, iniziò a collaborare con il Radiogiornale della Rai.
Dalla radio ai quiz
Nel 1954, con la nascita della tv italiana, Mike Bongiorno divenne subito un protagonista di primo piano con il programma della Rai Arrivi e partenze. All’aeroporto di Ciampino, a Roma, il presentatore intercettava voci e personalità in transito. La prima importante consacrazione arrivò con Lascia o raddoppia? che contribuì a forgiare le nuove abitudini dei telespettatori italiani che sempre più numerosi si ritrovavano al bar o al cinema per seguire il programma. Erano ancora pochi quelli che potevano permettersi l’acquisto di un apparecchio televisivo. E grazie alle risposte ai quiz, a cui i concorrenti erano sottoposti, il pubblico iniziò ad allargare le proprie conoscenze. Nei dialetti regionali, ancor più che la lingua italiana, fece breccia il linguaggio della televisione che, senza difficoltà, prese piede in un Paese dove il tasso di analfabetismo era ancora significativo.
L’«alfabetizzazione» avviata involontariamente da Mike Bongiorno in quella fase storica, ebbe più successo di quanto riuscì a fare la scuola. Bongiorno divenne ben presto come «uno di famiglia». Parlava senza mediazioni. Simpatico, garbato, accattivante, anche con le sue perdonabili gaffes e battute talvolta infelici, ma mai offensive né volgari. Insomma divenne il primo «tutor» di un popolo che stentava a uscire dalle more della marginalità culturale in un Paese dove il sapere era ancora privilegio e prerogativa di pochi. Bongiorno e il potentissimo mezzo televisivo raggiungevano chiunque nella penisola, anche nei territori più sperduti. I quiz generarono piccole celebrità e alimentarono, in una popolazione che assaporava i primi effetti del boom economico, il sogno (o l’illusione) di una vincita in grado di cambiare la vita.
Quando finì Lascia o raddoppia? non fu difficile per Mike Bongiorno riallacciare i suoi legami con il pubblico attraverso un nuovo format di successo come Campanile sera (1959), che toccò anche gli 11 milioni di telespettatori. Nel programma si sfidavano due paesi della provincia italiana. A questo, fecero seguito Caccia al numero (1962), La fiera dei sogni (1963-1966), Giochi in famiglia (1966-1967). Ma la sua carriera inanellò altri successi con le cinque edizioni di Rischiatutto, seguito da una media di 20 milioni di telespettatori a puntata. L’ultima stagione con la Rai, vide Bongiorno conduttore di nuovi programmi di successo: Personaggi in fiera (1975), Ieri e oggi (1976) Scommettiamo? (1976-1978) e Flash nel 1980, caratterizzato da domande legate all’attualità.
La televisione commerciale
Negli anni Ottanta, allettato anche dai vantaggi economici, Mike Bongiorno cavalcò con successo il sogno di Silvio Berlusconi di una televisione commerciale nazionale, alternativa alla Rai. Furono i tempi pionieristici di TeleMilano, la futura Canale 5. Bongiorno iniziò con I sogni nel cassetto, insieme al suo storico collaboratore Ludovico Peregrini. Seguirono i quiz: Bis (1981-1987), Superflash (1982-1984), Pentathlon (1985-1987) e Tris (1987). E dal 1986 al 1992 Telemike. Ma fu La ruota della fortuna a segnare un altro clamoroso successo della sua carriera. Il programma, come osserva il critico Aldo Grasso «è stato tanto importante nella storia della tv italiana quanto Non è mai troppo tardi (un format della Rai andato in onda dal 1960 al 1968, curato dal maestro Alberto Manzi, ndr), e Mike Bongiorno è stato, negli anni Novanta, anche una sorta di maestro Manzi dei tempi moderni».
Nel 1991 fu la volta del talent show Bravo Bravissimo in cui bambini e adolescenti dovevano dimostrare le loro capacità artistiche. E nel 1992 di Tutti per uno. Oltre al Festival di Sanremo, condotto per dieci edizioni: la prima nel 1963, e l’ultima nel 1997, Bongiorno si cimentò anche in programmi di intrattenimento legati alla musica, e in quiz per giovanissimi. Smessi i panni del presentatore, negli ultimi anni della sua vita, prima di scomparire nel 2009, si divertì a collaborare con un altro showman molto amato dal pubblico italiano, Fiorello, con cui conobbe una nuova primavera artistica, senza dimenticare l’attenzione ai più fragili, proseguita dalla Fondazione Mike Bongiorno con iniziative benefiche.
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