Cambio la scuola per cambiare il mondo

È il motto di Maria De Biase, dirigente scolastica nel Cilento. La sua è una rivoluzione che cambia menti e cuori, guarda all’Europa ma con un occhio mediterraneo. Un vento nuovo, che viene da sud.
16 Settembre 2020 | di

La brezza marina accarezza i bigliettini, esposti nel giardino della scuola. Ognuno ricorda una vittima. C’è chi è morto in un incidente stradale, ma anche chi, tristemente più famoso, è stato ucciso da poteri occulti. C’è il bigliettino di Giulio Regeni, il ricercatore universitario ucciso in Egitto e quello del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, caduto in un attentato per ragioni ancora sconosciute. Morti da non dimenticare. Post-it nella nostra coscienza collettiva. Storie importanti, da raccontare anche ai bambini. Almeno così la pensa Maria De Biase, dirigente dell’Istituto comprensivo statale Santa Marina-Policastro, nel cuore del Cilento, occhi neri vivacissimi, vestiti colorati e una vera passione per la scuola intesa come laboratorio di sostenibilità ambientale, ma non solo.

A Policastro, la greca cittadina di Pyxous a sud della provincia di Salerno, Maria De Biase ha avviato una piccola grande rivoluzione. «Sfruttiamo gli spazi esterni per realizzare aule didattiche ambientali» inizia a spiegare. La preside ci riceve con un buon caffè nel suo ufficio. Alle pareti il poster di Falcone e Borsellino, la foto con don Luigi Ciotti e alcuni ricordi legati a progetti sulla legalità. Lavora in plessi disseminati in due comuni circondati da ulivi, tra le colline e il mare di una terra amata da coloni greci e monaci venuti dall’Oriente.

Innovazione tra i banchi

La sua «rivoluzione sostenibile» parte dalla natia provincia napoletana e tredici anni fa approda nel golfo di Policastro, in un viaggio tutto campano. «La mia idea inizia nella “Terra dei Fuochi” – spiega De Biase –, un modo per combattere il degrado dei nostri giorni. Le nuove generazioni vanno educate per guardare al futuro con speranza». Come una comandante, naviga a gonfie vele in un Sud che, stanco di piangersi addosso, viaggia con la mente in Europa, ma mantenendo un cuore latino. Le scuole coordinate da De Biase, (da quella dell’infanzia alle medie) sono a rifiuti zero, l’olio esausto alimentare è trasformato in sapone che in parte è utilizzato negli istituti e in parte venduto. Con il ricavato si attivano percorsi solidali per le famiglie in difficoltà. 

«Cambiare l’educazione per cambiare il mondo» è il chiodo fisso di questa donna che, mentre mi accompagna fuori dall’istituto, nell’orto, ribadisce come sia importante riscoprire la ruralità, realizzando spazi verdi in ogni plesso, coltivando ortaggi e piantando alberi da frutta. Nella scuola niente distributori di merendine: siamo nella terra dell’eco merenda fatta con il pane del forno locale e l’olio extra vergine, prodotto da alcuni genitori. «La bibita? Un succo d’arancia degli orti del Cilento», commenta con gli occhi furbi. 

Le diffidenze verso questa dirigente intraprendente, che guarda al mondo contadino e non al mito della crescita senza limiti, si sono dileguate quando, nel 2014, ha ricevuto dal Parlamento Europeo il premio «Cittadino europeo». Tuttavia, anche dopo le vittorie le battaglie non finiscono mai. «Quando un premio arriva al Sud, con le difficoltà che abbiamo, vale il doppio» rivendica decisa, per far capire come la condivisione delle buone pratiche sia ancora un traguardo lontano. 

Scendiamo in mensa. I bimbi in fila indiana sono pronti a mangiare le delizie sfornate da cuoche sorridenti. Oggi pastasciutta, caciocavallo podolico, patate al forno e arance: un pranzetto da acquolina in bocca. A tavola l’acqua viene servita in brocche di vetro e gli alunni utilizzano bicchieri in plastica rigida. «Abbiamo acquistato una lavastoviglie per l’eco-merenda – spiega la De Biase –. Grazie all’eliminazione dell’usa e getta, le nostre mense sono a rifiuti zero». Ovviamente il compost va per l’orto della scuola, mentre sono oramai abitudini acquisite la raccolta differenziata e i laboratori di riciclo. 

La scuola anti-covid al naturale

Dal corridoio arriva un tambureggiare crescente: è la banda dell’istituto che fa le prove per un concerto. Partendo dall’idea del riciclo e della musica come aggregazione, i bambini hanno raccolto tubi, lattine e bidoni usati: è il progetto Musica e Riciclo, dove gli strumenti sono costruiti in proprio con materiale di scarto. «Hanno suonato per le strade di Policastro e alla Fiera d’Oltremare a Napoli – spiega Massimiliano Gallo, musicista polistrumentista e ingegnere del suono –. I ragazzi spesso hanno un impatto negativo con la musica, perché viene insegnata con metodologie obsolete. In questo modo, invece, danno sfogo alla loro creatività».

La band si autogestisce, dalle pubbliche relazioni alle esibizioni, e così, dal piccolo borgo marinaro alla metropoli partenopea, questa esperienza è stata presentata anche a Xalapa, in Messico, al Festival della musica in un percorso tra arte e ambiente. Partendo dall’enciclica Laudato si’ sulla valorizzazione e la difesa del creato, ma anche dal lavoro di attenzione alla dignità della persona, Maria De Biase ha portato i piccoli alunni a costruire oggetti con ritagli di pelle regalati da una fabbrica di scarpe (borse, porta-occhiali, portatablet) e a creare articoli da bigiotteria con le cialde del caffè

Abbiamo risentito telefonicamente la nostra dirigente nelle settimane immediatamente seguenti al lockdown. E mentre nel Paese infuria il dibattito su come dovrà essere il nuovo anno scolastico post pandemia, De Biase, che da tempo ha un’aula didattica ambientale con tettoia in materiali ecosostenibili, ha invece le idee piuttosto chiare: «In Italia abbiamo una dorsale appenninica e costiera fatta di paesi e scuole con grandi spazi esterni in contesti naturalistici molto belli. E allora usiamoli! L’italiano, le scienze, l’arte si studiano benissimo all’aperto. L’orto è un laboratorio e si presta a qualsiasi tipo di disciplina». E quando farà freddo? «Cinema, biblioteche e altri spazi che la mattina sono vuoti, potrebbero essere usati per ospitare le classi, rivitalizzando i centri storici, abitati ormai solo da anziani».

In un tempo «fuori dal comune», partendo dalla sfida del covid-19, possono nascere stimoli e idee nuove per il Paese. «Questo è il momento in cui dalle periferie d’Italia può arrivare un segnale di ripartenza per la scuola», sottolinea sicura la dirigente pasionaria, mentre sulla riva silenziosa il sole color arancia si tuffa nel tiepido mare del Cilento. 

 

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Data di aggiornamento: 16 Settembre 2020
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