Cerco parole buone. Su vita, amore e morte
Un libro intrigante sin dal titolo, quel Cerco parole buone (con sottotitolo: su vita, amore e morte) capace di catturare anche il più distratto dei lettori; forse perché di parole buone oggi si sente una grande mancanza, immersi come siamo in un clima spesso pervaso di forme di povertà relazionale che alla parola vorrebbero togliere ogni dignità.
L’autore del volume, Christian Albini, oltre a essere insegnante (persona dunque che utilizza la parola nel suo lavoro quotidiano), teologo (che Dio, la Parola per eccellenza, indaga per «mestiere») è pure marito e padre di tre figli (e con loro di parole immaginiamo ne utilizzi a bizzeffe). Insomma, è uno che di parole se ne intende. Eppure, pagina dopo pagina, sa mettersi umilmente accanto al proprio lettore per accompagnarlo nella ricerca di quei termini che possono aiutarlo a tracciare inediti cammini esistenziali.
Perché quello di Albini è, per ammissione stessa dell’autore, un testo fatto «di domande più che di risposte», un libro «di storie, di racconti, di narrazioni» che si rivolge ai cercatori di senso. A chi non si è stancato di porsi domande di vita, domande sulla vita. Anzi, per l’esattezza, sulla vita, sull’amore e sulla morte, vale a dire su ciò che caratterizza in modo essenziale l’esperienza umana.
Domande che in molti casi, scrive ancora Albini, «si aprono alla possibilità di una ricerca spirituale» senza però che chi le esprime riesca a trovare nella Chiesa cattolica e nei suoi preti degli spazi accoglienti. Perché? «Forse perché trovano risposte che sembrano prestabilite, più che ascolto» sottolinea Albini. Trovano, cioè, persone poco allenate all’accoglienza gratuita e disinteressata dell’altro per ciò che è. In fondo, prosegue ancora Albini «c’è una tentazione che è caratteristica di parecchie persone religiose (...).
È la tentazione della “buona risposta”, il bisogno apparentemente irrefrenabile, di dare subito a tutti la risposta corretta, di dimostrare di non avere incertezze, di dover arrivare per forza ai dogmi e al catechismo. Le persone, però, non hanno bisogno di “ricevere” delle risposte, ma di “trovare” delle risposte» e per farlo inevitabilmente devono imparare ad abitare lo spazio della domanda. Ecco allora che questo libro viene in aiuto, perché insegna a sostare nelle grandi questioni dell’esistenza, individuando percorsi incentrati sulla narrazione, sui racconti, «quelli dei grandi autori e dei miti dell’umanità, per arrivare a far emergere la forza dei grandi racconti biblici».
Il volume di Albini, in definitiva, punta a un unico importante obiettivo: restituire alle parole il loro potere catartico. Per spingere, insomma, il lettore a cercare altre parole buone con cui nutrirsi e imparare così ad ascoltarsi e ad ascoltare. E, aggiungiamo noi, a crescere in umanità.