Apparentemente è niente di più che uno dei tanti documenti vaticani, in questo caso della Pontificia Commissione Biblica: la fitta numerazione per brevi capitoletti, l’abbondanza di citazioni bibliche. Ma se si ha il coraggio e la pazienza di addentrarsi in queste più di trecento pagine fitte fitte non ci si pentirà di averlo fatto. Intanto per la tempistica.

Papa Francesco aveva da tempo chiesto alla Commissione un testo di «antropologia biblica», che facesse da sicuro e garantito riferimento alla ricerca e all’approfondimento teologico. Il problema è che definire «l’umano» al giorno d’oggi, tra realtà virtuale, definizioni «liquide» di genere, ecologismo, relativismo, narrazioni multiculturali e multireligiose, teologie bianche, nere, femministe, ecc., è assai difficile.

Verrebbe però da dire che, dopo la pandemia da covid-19, tale approfondimento antropologico era più che mai urgente e necessario. Non solo per capire ciò che ci è successo, ma come possiamo cristianamente immaginarci il futuro. Così il documento, pubblicato alla fine del 2019, perciò in tempi non sospetti, sembra fatto apposta, in realtà, per questi nostri penultimi tempi.

Un’utile lettura non solo per gli addetti ai lavori, che qui troveranno un ottimo e circostanziato «bignami» che funziona meglio di qualsiasi ricerca in internet; ma per chiunque – persino non credenti o diversamente credenti –, più che mai al giorno d’oggi, si stia ponendo la domanda fatidica, che prima di essere biblica è semplicemente umana, filosofica: chi siamo? Che senso ha il nostro esserci, qui e ora? E se il testo iniziava con la domanda presa in prestito dal Salmo 8, «Che cosa è l’uomo?», non può che concludersi con la battuta di Pilato, mostrando alla folla il Cristo legato e oltraggiato ma che dà la vita per tutti: «Ecco l’uomo» (Gv 19,5)!