Chiesa e giovani in reciprocità
Ottobre è il mese del Sinodo dei vescovi sui giovani. Un momento importante, in cui la Chiesa si interroga non solo su come aiutare i giovani a non avere paura, a capire qual è il loro posto nel mondo, a fare scelte coraggiose, ma su come lasciarsi «ringiovanire» dalla freschezza delle nuove generazioni e dalla loro sete di vita. Tra la Chiesa e i giovani non può che esserci un rapporto di reciprocità, e lo stesso metodo del Sinodo (sun-odos: via comune) è garanzia di questo stile caro a papa Francesco.
I tre verbi dell’Instrumentum Laboris (riconoscere, interpretare, scegliere) indicano i tre movimenti fondamentali per questo cammino della Chiesa con i giovani, che quindi non sono oggetto di analisi psicosociale, ma soggetti da ascoltare, con i quali attraversare le sfide di questo tempo. La Chiesa non è banalmente in cerca di nuove vocazioni in un momento di crisi, ma coglie la crisi come opportunità di interrogarsi sulla propria missione, sulla capacità di accompagnare i figli e di rigenerarsi. I tre verbi indicano un cammino che non può che partire dall’ascolto della realtà concreta anziché da modelli astratti. Un cammino che non arriva mai a un punto di stabilità assoluta.
C’è insieme progressione (se ascoltiamo e interpretiamo, le nostre scelte saranno più consapevoli) ma anche circolarità: scelte consapevoli ci rendono più attenti all’ascolto, ci aiutano a interpretare con più sensibilità e attenzione, a riscegliere con più convinzione e a lasciar andare ciò che non serve. È un circolo virtuoso che non finirà con la fine del Sinodo, ma metterà in moto un processo di rigenerazione, fiducia, impegno per il bene comune illuminato dalla grazia dello Spirito, per essere pienamente umani in questo tempo che oscilla tra transumano e disumano.