Consiglio dei giovani del Mediterraneo

Un progetto nato nel nome di Giorgio La Pira, e per volontà della Chiesa italiana, che si propone di gettare ponti di pace e fraternità tra i popoli che si affacciano sul Mediterraneo.
19 Agosto 2024 | di

Era il 1958 quando il «sindaco santo» di Firenze, Giorgio La Pira, inaugurò i «Colloqui Mediterranei», con lo scopo di ricercare le comuni radici culturali tra i popoli che si affacciano sul Mare Nostrum. Da questa ispirazione, per volontà della Chiesa cattolica italiana, e come opera-segno a seguito dei convegni dei vescovi del Mediterraneo di Bari e Firenze, viene costituito il Consiglio dei Giovani del Mediterraneo. Obiettivo del Consiglio è promuovere «il dialogo e una convivenza possibile tra i popoli e le comunità, fondata sulla fraternità» e per ottenerlo si propongono un triplice scopo: la cura della dimensione spirituale; l’amore alla Chiesa e il rafforzamento dell’azione pastorale davanti alle complesse sfide odierne; l’impegno per la costruzione di relazioni fraterne e autentiche esperienze di pace, tramite l’attivazione di «ponti» di dialogo e unità tra popoli, culture e religioni diverse.

Del Consiglio – che ha sede a Fiesole, in provincia di Firenze – fanno parte giovani tra i 18 e i 28 anni designati per un quadriennio da ogni singola presidenza delle Conferenze episcopali e del Sinodo delle Chiese orientali cattoliche dell’area mediterranea. Di esso, poi, fanno parte anche delle delegazioni di alcune associazioni attive nel campo della promozione di una cultura di pace, come «Rondine città della pace» e «Centro di accoglienza Padre Nostro». Il lavoro dl Consiglio è coordinato da una rete di associazioni italiane denominata «Rete Mare Nostrum», di cui fanno parte Fondazione Giorgio La Pira, Fondazione Giovanni Paolo II, Opera per la gioventù Giorgio La Pira, Centro internazionale studenti Giorgio La Pira.

I giovani si riuniscono in presenza nella sede italiana almeno una volta all’anno, per il resto del tempo la loro attività viene portata avanti on-line. «Il metodo di lavoro – spiegano – ha come elemento qualificante l’approccio comunitario, particolarmente congeniale ai giovani: non solo riunioni formali ma vere esperienze di vita condivisa nelle quali venga sperimentata la reciproca conoscenza, un comune percorso formativo, l’approfondimento della dimensione spirituale, l’apertura verso altre esperienze». Abbiamo raccolto la testimonianza di uno dei giovani del Consiglio, Aleks Birsa Jogan, alla recente Settimana sociale dei cattolici in Italia, svoltasi a Trieste dal 3 al 7 luglio scorsi.

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Data di aggiornamento: 19 Agosto 2024

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