Dal gelo dell’indifferenza allo zelo nei rapporti
Nella sua descrizione dell’inferno, Dante immagina che il diavolo sia collocato su un trono di ghiaccio, gelido e solo. Non tra fiamme di fuoco. A ben pensarci ciò che fa più male a ciascuno di noi è il gelo che regna nei luoghi in cui viviamo. Dice il Vangelo: «Per il dilagare dell’iniquità, l’amore dei più si raffredderà» (cfr Mt 24,12). Su queste immagini così forti papa Francesco basa il suo messaggio per la Quaresima, che inizia il 14 febbraio, occasione propizia per riflettere sul nostro cuore. Il Papa ci augura, per la Quaresima, di riuscire a passare dal gelo dell’indifferenza reciproca allo zelo della generosità nei nostri rapporti fraterni e sociali. Cioè dal gelo allo zelo! Un messaggio insolito. Chiaro come sempre, ma con un pizzico di piacevolezza in più. Per prima cosa il Papa smaschera il demonio. Ce lo presenta, infatti, sotto la veste dei falsi profeti: «Ciarlatani che offrono facili ma ingannevoli soluzioni a problemi complessi e difficili». Assume anche il volto «degli incantatori di serpenti», perché approfitta delle emozioni di popolo, di cuori nel dolore, di evidenti fragilità. Sentimenti che lusingano con il piacere di pochi istanti, illudono col denaro facile, ma poi lasciano profonde delusioni.
Raccolgo anch’io come Pastore questo messaggio. Lo sento molto vero. Specie quando sono colpito dall’ingratitudine e da atteggiamenti di freddezza. Un grazie mancato, un saluto negato, infatti, fanno male a tutti. Spesso poi siamo gelidi perché vuoti o trascinati dalla stanchezza. Diventiamo perciò preda dell’accidia, quel virus che succhia l’amore e la passione. E questo accade anche nei nostri ambienti, dove, al contrario, il Vangelo ci chiederebbe di non perdere mai quota. Perciò, l’unico modo per vincere l’accidia è andare avanti sperando, amando e confidando. Ecco, è sempre questa la chiave: lo zelo contro il gelo! Questo messaggio mi ha fatto bene. Mi aiuta a non arrendermi, a seminare anche sul suolo più arido, continuando a sperare nei giorni più tristi per essere sempre vicino ai miei preti. Qual è il rimedio che propone il Papa per superare questa freddezza? Qui egli si fa esperto di spiritualità e maestro di pastorale, percorrendo le antiche strade della conversione quaresimale: preghiera, elemosina e digiuno.
Un cuore che prega arde sempre di passione. Si spinge ad alti orizzonti e si eleva a contemplare le stelle del cielo; perciò si fa calore, perché riscaldato dal cuore stesso di Dio, dal suo abbraccio caldo di Padre. Un cuore che dona si libera dall’avidità. Da quel denaro che ci fa schiavi. E ci rende freddi, indifferenti, senza empatia. Sento, però, di raccogliere l’invito all’elemosina in modo innovativo, anche guardando alla prossima tornata elettorale, che vorrei potesse attingere da questo messaggio, spirituale e sociale insieme. L’elemosina purifica, perché diventa spazio di gratuità, dove ti accorgi dell’altro e lo rispetti. E ci sono nuovi metodi per donare senza riserve. Il primo è rendere centrale la domenica, come tempo libero dall’angoscia del comprare e del possedere. Tempo gratuito di relazioni non sfuggenti né funzionali. Il secondo è scegliere di comprare sotto casa, anche se costa un euro in più: l’olio dalla cooperativa del paese, i fagioli e i ceci dai propri contadini. Quell’euro in più è elemosina senza pietismo, che fa crescere i giovani, salvaguarda i più deboli, aggiunge il gusto della solidarietà. Non manchi mai poi il digiuno. Non perché devi ottenere qualche favore o grazia da Dio. Ma perché il digiuno fa bene. A tutti. Essenzializza e disarma dalla violenza che è sempre in agguato dietro certi desideri senza fondo, mai sazi.
La Pasqua ci avvolgerà col suo calore. Sulle strade di Emmaus, col cuore ardente, perché con i discepoli è presente il Risorto. Il fuoco nuovo riscalderà anche i cuori più gelidi. Crediamolo!