18 Aprile 2017

Le ragazze del Maramureș nel giorno di Pasqua

Smessi i colori neri del venerdì, tutti indossano gli abiti sgargianti della tradizione. Le ragazze liberano i capelli, coltivano sogni. La Pasqua è un presente che è già futuro.

Il mondo si riaccende nel giorno della Pasqua. Cristo è risorto. Laudate sa fie, Isus. Sia lodato il Signore, l’inverno è finito, la neve è svanita, tra pochi giorni i pastori partiranno per le transumanze, c’è da preparare i campi delle patate e dell’erba medica. Stagioni della campagna. Ma oggi è festa, c’è il sole, l’aria è mite, un sollievo dopo i mesi infiniti del freddo. Gli uomini con il cappello in mano, le ragazze, bellissime con gli abiti della festa, salutano la moglie del prete ortodosso nella chiesa di Botiza, paese del Maramureș, punta occidentale dell’arco dei Carpazi, frammento di Romani, rurale, incastrato fra Ucraina e Ungheria. Un’Europa magnifica, contadina.  

Sono finiti i giorni del calvario, del dolore, del lutto. È finita la settima di Passione. Si va al cimitero al venerdì santo. Le vesti dei contadini e i drappi dei paesi, allora, sono neri. Le donne, i bambini portano candele di sego che lasciano sulle tombe dei propri cari. Ma ora è già passato un giorno, si cammina verso la resurrezione, una nuova speranza. E, alla fine, arriva l’alba della Pasqua, la notte è stata di attesa, di preparazione, si attende il sole nel gelo che si sta incrinando, dopo lunghi mesi, in una primavera incerta e inarrestabile. Le famiglie si sono raccolte in un prato, ai loro piedi i cesti con il pane e le uova. Tutti indossano gli abiti della tradizione. Appena un raggio appare da oltre la collina, ecco la benedizione del prete dalla folta barba. È Pasqua, Cristo è vivo. E allora che sia felicità. Le ragazze sono campi in fiore, a tenere i capelli, il basmale, foulard a fiori, tessuto in lino o lana leggera. Camicie candide. Gonne al ginocchio, verdi come prati, calze trasparenti e ricamate. Tacchi alti, nonostante il fango. Si adocchiano spasimanti. Si scambiano sguardi. Camminano a braccetto l’una all’altra, le ragazze. Si va in chiesa, la chiesa di legno. A cantare, a pregare. Poi, in fretta, storditi dagli incensi, a casa, una tavola con formaggi, sarmales di carne e riso, salsicce ben stagionate, dolci. E piccoli bicchieri di horinca, acquavite di prugna, distillata nell’inverno. Le ragazze liberano i capelli, coltivano sogni. La Pasqua è un presente che è già futuro. Felicità pura.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
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