Dall’arte al Vangelo
Chi più di san Francesco riusciva a vedere in ogni creatura, anche la più piccola e in apparenza insignificante, un «bello che rimandava al Bellissimo»? Non stupisce quindi se oggi, proprio in ambito francescano, si sta diffondendo una vera e propria «Pastorale del bello», vale a dire un filone che intende, attraverso il linguaggio dell’arte figurativa, della musica e della poesia, ricondurre gli uomini e le donne di oggi a Dio. La «Pastorale del bello» da qualche tempo si è sviluppata anche in Basilica, «grazie soprattutto alla sensibilità dell’attuale superiore provinciale, fra Roberto Brandinelli, che crede in quest’opera al punto tale da destinare a essa ben tre frati, un numero importante di questi tempi…», sottolinea subito fra Nicola Galiazzo, responsabile per la Basilica del Santo della «Pastorale dell’arte», che porta avanti insieme a fra Alessandro Fortin e fra Alberto Tonello. Frati che si sono appositamente formati per svolgere questo compito, frequentando vari master e corsi di formazione presso i più prestigiosi atenei italiani (fra Nicola, inoltre, è architetto).
«La nostra opera è cominciata un paio di anni fa – gli fa eco fra Alessandro Fortin –, quando ci siamo accorti che molti pellegrini, una volta giunti al Santo, chiedevano di essere accompagnati nella loro visita da un frate. Chi viene in Basilica, infatti, vuole godere della bellezza del luogo, certo, ma soprattutto vuole cercare di capire, di decifrare quell’aura di spiritualità da cui si sente avvolto non appena varca la soglia del Santuario. Qui il bello è sempre anche buono e le persone lo sentono, ma spesso non riescono a decifrare il messaggio profondo che sta alla base di tutto questo».
La valorizzazione del ricco patrimonio artistico-culturale della Basilica antoniana non poteva quindi prescindere da un discorso religioso, così come le persone stesse chiedevano, a volte in modo quasi inconsapevole. «Negli ultimi anni – prosegue fra Nicola – ci siamo accorti, proprio attraverso le persone che giungono al Santo, di quanto la bellezza rappresenti un momento di annuncio, di manifestazione di quella via pulchritudinis più volte citata dai Pontefici, che è via privilegiata di evangelizzazione. L’arte ha la capacità di interrogare nel profondo. Fa scattare quel bisogno di infinito che abbiamo dentro e dal quale troppo spesso non ci lasciamo interrogare perché preferiamo stordirci con mille cose. La bellezza artistica, invece, ci permette di avvertire nuovamente questa domanda essenziale che è celata in ognuno di noi, e ci aiuta a trovare le possibili risposte che, alla fin fine, riconducono sempre al Padre».
Ma in che cosa consiste questa proposta di «Pastorale dell’arte»? «Beh, innanzitutto è uno stile – dice fra Alessandro –. Il fatto che siano dei frati a guidare i pellegrini alla scoperta dei tesori artistici già connota il percorso, che è caratterizzato da un’accoglienza aperta e attenta alle persone». «Nello specifico, poi – aggiunge fra Nicola –, suggeriamo dei veri e propri percorsi tematici (per esempio, la Via Marialis), legati alle opere d’arte oppure al periodo liturgico (come il Natale o la Pasqua), che si concretizzano in visite guidate con taglio artistico-spirituale. Oppure suggeriamo momenti di preghiera (i cosiddetti Incontri di preghiera con l’arte) o, ancora, occasioni di catechesi e di riflessione nel corso delle quali ci avvaliamo, oltre che delle immagini artistiche, anche della lettura di poesie e dell’ascolto di musica di vario genere. E poi proponiamo pure un vero e proprio laboratorio per bambini dai 5 ai 10 anni, il Vangelo con l’arte: un percorso didattico che coinvolge la sensibilità e la creatività tipiche dei piccoli, e che, partendo dagli affreschi – letti come una sorta di grande “fumetto medievale” –, giunge alla realizzazione di un piccolo manufatto».
I tre religiosi, inoltre, cercano sempre di proporre un’esperienza immersiva anche attraverso l’utilizzo di elementi che possano stimolare la persona in tutte le sue componenti, fisiche o psicologiche, arricchendo l’ambiente con atmosfere particolari create per esempio da luci e profumi. Attenzioni che stimolano ancora di più l’emotività dei partecipanti e rendono, se possibile, più bello e suggestivo l’ambiente basilicale. La Pastorale dell’arte della Basilica del Santo intende in futuro muoversi in rete con altre realtà santuariali dei frati conventuali (da Venezia a Parma, da Bologna ad Assisi) e prevede anche una riorganizzazione del cosiddetto «Ufficio informazioni» della Basilica, dove operano laici che affiancano i frati in questo nuovo cammino.
«Ci avvaliamo anche dei social, perché oggi la comunicazione non può prescindere da essi – conclude fra Alessandro –. Chiunque lo desideri può quindi collegarsi alla pagina Facebook Pastorale dell’Arte al Santo, oppure scrivere una mail a infobasilica@santantonio.org, per restare costantemente aggiornato sulla varie proposte». Proposte che hanno sempre ricevuto un’ottima accoglienza «di pubblico»: le persone sono giunte numerose e, soprattutto, sono andate vie felici di ciò che avevano vissuto, con una luce differente negli occhi (e se è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima…). Ma allora è proprio vero che «la bellezza salverà il mondo», potremmo chiederci riformulando la famosa domanda posta al principe Miškin de L’Idiota di Dostoevskij? Se ci aiuta a entrare in contatto con la parte più profonda e sacra di noi stessi, che inevitabilmente ci riporta a Dio, parrebbe decisamente di sì.
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