È vero che i frati non fanno niente tutto il giorno?
Ho già scritto di due falsi pensieri alquanto diffusi: che i frati sono sempre chiusi in convento e che pregano sempre (qui e qui puoi leggere i due post). Ma devo ammettere che, quando mi sento dire che «i frati non fanno niente tutto il giorno» (o fare una battuta al riguardo), mi sale un po’ di rabbia e l’orgoglio che mi porto dentro si fa sentire… Sì, devo ancora convertirmi e pacificarmi… Il fatto è che, in realtà, la vita di noi frati è spesso persino frenetica, impegnativa, così che quando uno ti tocca lì, proprio nella fatica che stai facendo, minimo minimo ti dà un po’ fastidio…
Probabilmente dicendo questo sto già smontando l’immaginario del frate serafico che «volteggia» spensierato in prati fioriti (stile san Francesco di Zeffirelli) o che passeggia beato in una chiesa pregando, senza nessuna preoccupazione al mondo, se non di dire il ventisettesimo rosario pur che venga sera… Beh, «smontare l’immaginario» è proprio quello che vogliamo provare a fare con questi post! Quindi solo se sei disposto a cambiare idea, continua a leggere…
Vi ricordate come scrive san Paolo ai Tessalonicesi? «Quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità. E voi, fratelli, non stancatevi di fare il bene!» [2Ts 3,10-13].
E sapete cosa ne pensava san Francesco? Nel suo testamento così scrive: «Io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; e voglio fermamente che tutti gli altri frati lavorino di un lavoro quale si conviene all’onestà. Coloro che non sanno, imparino, non per la cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro, ma per dare l’esempio e tener lontano l’ozio. E quando poi non ci fosse data la ricompensa del lavoro, ricorriamo alla mensa del Signore, chiedendo l’elemosina di porta in porta» [Test 20-22; FF 119-120]. Quindi Paolo dice: «Non vuoi lavorare? Beh, allora non mangi!». Invece Francesco (uomo concretissimo) va oltre: «Non sai lavorare? Beh, impara!».
Che fanno dunque i frati? Noi frati cerchiamo pertanto di fare la nostra parte. Sì, facciamo voto di «Vivere il Vangelo… senza nulla di proprio» (come ci chiede la Regola) e ci affidiamo alle mani generose del Padre che, dice Gesù, «Non vi darà forse ogni cosa, gente di poca fede?» (cfr. Mt 6,25-33). Questo, però, non ci esenta dal rimboccarci le maniche, dal «vivere del proprio lavoro», diritto-dovere di ogni uomo di questa terra.
Per questo tra noi frati troviamo davvero di tutto (qui puoi scoprire tante nostre occupazioni): c’è chi insegna, chi è cappellano di un ospedale o di un carcere, chi fa il parroco o sta in oratorio con i ragazzi, chi lavora in una comunità di recupero per alcolisti o tossicodipendenti, chi si occupa della formazione dei giovani frati, chi è in missione o chi sta in un santuario e accoglie i pellegrini, chi confessa più ore al giorno e si dedica all’ascolto di tante persone, chi studia e anche chi passa le sue giornate in un ufficio o a servire messa. E poi chi va a fare la spesa, chi accudisce i frati più anziani, chi perde le ore negli uffici della questura per fare dei permessi di soggiorno… chi cura l’orto (se c’è) e lava i piatti, pulisce la casa, ecc…
Quindi, sì, a qualcuno potrà sembrare strano, ma i frati lavorano (anche se alcuni di questi «lavori» non sono considerati tali dalla società…). Io, ad esempio, mi occupo in particolare di pastorale giovanile e vocazionale, questo è il mio «lavoro»: seguo il blog www.vocazionefrancescana.org e i relativi profili social (conosci la nostra pagina Instagram?), seguo la numerosa corrispondenza che ne deriva (messaggi, mail, chiamate…). Mi occupo poi di accogliere, ascoltare e accompagnare tanti giovani in cammino e, insieme agli altri frati della nostra equipe, proponiamo vari percorsi e appuntamenti di preghiera, di fraternità, di formazione francescana… Oltre a questo faccio parte della comunità della Basilica di sant’Antonio, a Padova, un grande santuario! Quindi, do una mano alla vita della Basilica per come posso (messe, confessioni…), alla vita della fraternità (animazione della liturgia, pulizie del refettorio, aiuto ai frati anziani…). E poi tante altre piccole cose…
Come dici? «C’è il rischio di non fermarsi mai, di vivere freneticamente»? Sì, bisogna ammettere che questo rischio c’è. Nella nostra società c’è per tutti, noi frati francescani compresi. Ma nella nostra vita francescana ci sono degli antidoti: la nostra vita di preghiera e di fraternità! Un frate si perde quando con la scusa del lavoro smette di pregare o di stare con i suoi confratelli. In quel momento la sua vita comincia a perdere senso.
Mantenere l’equilibrio non è facile, ma è certamente liberante e vivificante, e solo in questo equilibrio preghiera-fraternità-lavoro la propria vita diventa, a poco a poco, feconda-bella-autentica. Che ne pensi di questo luogo comune su noi frati? Scrivilo nei commenti! E se hai altre domande, scrivimi pure a franico@vocazionefrancescana.org
A presto, una preghiera!
fra Nico
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