Messa: scuola di vocazione
Siete alla ricerca di una relazione profonda con il Signore? Il vostro cuore inquieto è pieno di domande, desideri e dubbi? Forse per questo, anche durante la Messa magari vi succede di perdervi dentro i vostri pensieri...
Un incontro che sa di chiamata
La celebrazione stessa, con la sua struttura, i suoi gesti, le sue parole, potrebbe esservi di aiuto. Per questo vi propongo di provare a viverla con un ottica diversa: lasciare che sia la Celebrazione Eucaristica a plasmarvi. Come? La Messa in realtà, a ben vedere, è proprio una scuola di vocazione. Sappiamo tutti che la Celebrazione Eucaristica è il fulcro della nostra vita di fede e di Chiesa, sorgente e culmine dell’esperienza cristiana di Dio. Per questo in essa si incontrano i movimenti fondamentali della vocazione. Voglio provare a farli emergere in 10 passaggi. Seguitemi.
1) Convocati
Prima di essere noi a decidere di andare a Messa, è Dio che ci chiama, ci convoca a formare l’assemblea, la chiesa stessa, che radunata nel suo nome forma il suo Corpo. Ecco il primo punto di contatto: non sei tu l’artefice della tua vocazione! Tu sei anzitutto chiamato, con-vocato dal Signore, per stare con lui. E attenzione: non tu e Lui soli! Si tratta di inserirsi in una comunità che cammina verso questo incontro. La tua comunità parrocchiale? La tua comunità famigliare? Forse la comunità religiosa francescana che attende di accoglierti? Non sei solo!
2) Siamo peccatori
All’inizio della celebrazione c’è sempre l’atto penitenziale. Lo facciamo subito, è la nostra prima risposta a Dio che ci chiama: l’inadeguatezza! Noi siamo e saremo sempre inadeguati rispetto alla chiamata del Signore, alla vocazione. Ciò che la chiesa ci insegna a fare è proprio l’unica cosa che è sempre alla nostra portata: riconoscere e dichiarare la nostra piccolezza, la nostra miseria, il nostro peccato. Tutto qua: questo ci è sempre possibile! Ma il bello è questo: Dio non ci chiede nient’altro! Lui sa bene che siamo inadeguati, ci conosce meglio di noi stessi: ci penserà lui, lentamente, con la sua misericordia potente a portarci in palmo di mano e a farci a poco a poco come lui vuole. Non temere!
3) Cantiamo la lode di Dio
Stupiti della gratuità sovrabbondante dell’amore di Dio che ci accoglie sempre così come siamo e si ostina a vederci anzitutto come figli suoi, non possiamo far altro che esultare di gioia! Nella Messa questo diventa canto, canto corale, che si innalza insieme a quello degli angeli: sia gloria a Dio! Ci fa bene cantare la gloria di Dio, benedirlo, ringraziarlo, lodarlo: ci rimette al posto giusto e risveglia in noi lo Spirito che abbiamo ricevuto nel Battesimo e che grida «Abbà, Padre!». Canta la gioia di essere figlio di Dio: è una medicina potente contro ogni ripiegamento su di noi stessi. Canta!
4) Pendiamo dalle sue labbra
Ora ci sediamo, più o meno comodi, e ascoltiamo cosa il Signore ha da dirci. Ci raggiunge la sua Parola, una parola potente, che è capace di portare vita. Ogni vocazione inizia con una Parola, e continua ad alimentarsi con quella stessa Parola, sempre uguale eppure incredibilmente sempre nuova. Non sono parole messe lì a caso qualche migliaio di anni fa. Quando Dio parla è il mondo intero che sussulta! Accorda i tuoi orecchi su questa lunghezza d’onda, lasciati scavare dentro da questa spada che penetra in profondità. Scoprirai a poco a poco tanti piccoli meandri nascosti dentro di te. Pian piano saprai chi è davvero Dio per te e chi sei tu in verità. È un viaggio impagabile, non lasciartelo sfuggire: ascolta!
5) Qualcuno ci guida
Sì, c’è anche la predica. Forse ti troverai di fronte ad un grande comunicatore che ti incanta dall’inizio alla fine. Più probabilmente ci sarà invece un povero prete che in tono annoiato mette in fila qualche frase di cui fatichi a cogliere il senso. E qui, non te lo nascondo, ci vuole fede. Sì, la nostra fede, che ci dice: «Per quanto annebbiati e stanchi, gli occhi dell’altro mi vedono sempre meglio di quanto vedo io»! Da soli non possiamo camminare sulla via giusta. Anche ciò che ci sembra chiaro e palese si può trasformare in un grande inganno con noi stessi. Abbiamo assoluto bisogno di qualcun altro accanto, che ci faccia da specchio. Chiedi con insistenza al Signore una guida per il tuo cammino vocazionale, e ascolta chi è chiamato a parlarti di lui. Ti assicuro che anche dentro la più insignificante delle omelie, una piccola parola che ti può far bene c’è sempre: lasciati aiutare!
6) L’intercessione potente
La ricerca vocazionale è fatta di vari aspetti, ma ce n’è uno che regge tutto il sistema: la preghiera. E non sto parlando solamente della preghiera intesa come «stare con Gesù, ascoltare la sua parola…», per quanto questa sia necessaria e santa. Intendo almeno altri due tipi di preghiera. Anzitutto la preghiera degli altri sulla tua vita. Solo Dio sa quante vocazioni sono nate dalle preghiere silenziose della nonna Lina, imperterrita con il suo rosario, o di zio Beppe, ogni giorno davanti alla statua del suo Santo ad accendere un lumino! E poi la preghiera tua per gli altri: quanto ci fa bene mettere da parte le nostre domande, i nostri bisogni, le nostre frustrazioni e aprire gli occhi e il cuore sui bisogni di chi ci sta intorno! La Preghiera dei fedeli a Messa cerca di raccogliere tutto questo: l’intercessione della comunità è potente, «nessuno si salva da solo», ricordalo sempre. Alimenta la tua vocazione con questi tre tipi di preghiera: ricordati degli altri!
7) Mani vuote
A questo punto si può dire che il ciclo riparte. Si passa dalla Liturgia della Parola alla Liturgia Eucaristica, ed è come se si ricominciasse dall’inizio. Avevamo iniziato riconoscendoci poveri peccatori, e adesso andiamo verso l’altare per offrire a Dio ciò che abbiamo. Davvero poca cosa, spesso delle semplici mani vuote. Un pezzo di pane, un bicchiere di vino. E c’è di più: questo poco che abbiamo non è merito nostro, ma ci è stato donato da Dio stesso. Ciò che facciamo, quindi, è restituire. Da Lui abbiamo ricevuto tutto, nelle sue mani grandi e paterne riconsegniamo ogni cosa. Lui sa custodirla e farla rinascere. Vocazione è anche questo: restituirsi a lui, lasciarci rendere frutto buono. Restituisciti a Lui!
8) La vetta
È il culmine della celebrazione: la preghiera Eucaristica. Si inizia con il racconto dell’Ultima Cena. Si ripetono quei gesti, si impongono le mani, si invoca lo Spirito Santo. Ciò che è accaduto duemila anni fa, accade ora davanti ai nostri occhi. Siamo portati lì, davanti a quel pane, sotto quella Croce. È Gesù che dà tutto se stesso per noi. È il suo amore che trabocca, che arriva alla follia. È il mio Signore che mi mostra quanto è disposto a fare pur di avermi. Ogni vocazione non è altro, in fondo, che inserirsi in questo movimento: una vita che trova se stessa spezzandosi per l’altro, marcendo come il seme sotto terra e dando frutto. Inginocchiati davanti all’esperienza più radicale che esista, resta incredulo davanti all’impossibile che avviene sotto i tuoi occhi: adora il tuo Dio che è tutto per te!
9) Un pane che sazia
Se non fosse abbastanza ciò che è appena accaduto sull’altare, il nostro Dio, pazzo fino in fondo, va oltre. C’è una seconda invocazione dello Spirito Santo, stavolta su di noi, comunità che sta celebrando. Come il pane è diventato il suo Corpo spezzato, così noi ora diventiamo Chiesa, cioè Corpo di Cristo. Per questo ci alziamo dai nostri posti, andiamo verso l’altare e mangiamo quel pane. Noi siamo quello che mangiamo, giusto? Allora cibarci di Lui significa diventare un po’ come Lui. Significa che la nostra vita si «cristifica», prende la forma di Cristo, si inserisce in quella dinamica di dono-di-sé-per-gli-altri che dà vita al mondo e a noi stessi. Ecco perché quel pane sazia, perché colma la sete infinita di vita che ci portiamo dentro. Facendo la Comunione la nostra vocazione inizia ad attuarsi: siamo un po’ più come Gesù!
10) Mandati
Alla fine, l’ultimo passaggio non può che essere questo. Il Signore ancora una volta ci ricolloca al nostro posto. Nessuna fuga mistica, nessun paradiso disincarnato. Hai incontrato il tuo Signore? La sua Parola ti ha fatto bene, il suo Pane ti sta trasformando in Lui? Bene, ti svelo un segreto: tutto questo non è per te! O meglio, non è SOLO per te. Ogni vocazione è per la Chiesa e per il mondo. Nessuno è chiamato per salvarsi, per sistemarsi la vita, per «trovare la felicità»: no, siamo chiamati per essere-per-gli-altri! Semmai ciò che ci deve preoccupare è la salvezza del mondo, che la vita piena possa rifiorire ovunque! Certo, in questo anche la nostra vita si realizza, si riempie di gioia, ma per dono di Dio, non per ricerca nostra. E per questo la Messa termina con l’invito «Andate in pace». Ogni vocazione è anche una missione. Fratello: vai, buttati, il mondo ha bisogno di uomini e donne che hanno incontrato la bellezza e che siano strumenti attivi per farla rifiorire nella vita di ogni fratello e sorella! Vai, donati!
fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org