Fondazione Migrantes: l’Italia è cambiata

Se ne vanno più italiani di quelli che ritornano. Il Paese si impoverisce e invecchia. La società è diversa, ma la politica non se n’è accorta. Intervista audio a Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo 2024.
19 Novembre 2024 | di

Il Rapporto Italiani nel Mondo 2024 conferma che «l’Italia è il Paese delle migrazioni plurime». Insomma ci sono italiani che ritornano anche se il saldo è negativo rispetto a quelli che partono in cerca di migliori condizioni di vita e di lavoro all’estero. Di fronte a questi fenomeni migratori, si assiste, come denuncia la Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana, allo «scollamento tra la realtà e l’azione politica, che non sa interpretare il modo in cui la mobilità umana sta già di fatto mutando il concetto di cittadinanza».

«Non è possibile – ha dichiarato il presidente della Fondazione Migrantes, monsignor Giancarlo Perego – che la politica non riconosca i cambiamenti che stanno avvenendo. Deve interpretarli e governarli con strumenti idonei e non pregiudiziali. Dal 1992 a oggi l’Italia è cambiata».

Dal 2006, cioè da quando si è iniziato a elaborare ogni anno questo Rapporto, è addirittura raddoppiata la presenza degli italiani all’estero con un + 97,5%, vale a dire che oggi sono più di 6 milioni e 100 mila i cittadini iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero). Si tratta in maggioranza di giovani tra i 18 e i 34 anni o giovani adulti, con oltre 228 mila minori al seguito; 30 mila espatriati hanno più di 65 anni. Cioè non se ne vanno solo i cervelli, ma la loro famiglia per intero. E questo rivela due gravi problemi: l’incapacità dell’Italia di trattenere le sue migliori risorse ovvero di essere attrattiva, e il fatto che l’inverno demografico si fa per l’Italia ancora più duro poiché chi decide di metter su famiglia, lo fa sempre più spesso all’estero.

C’è anche un altro fenomeno da non sottovalutare: quello delle migrazioni interne al Paese. «Mediamente, infatti, su circa 2 milioni di trasferimenti annuali complessivi, circa tre quarti riguardano movimenti tra Comuni italiani – prosegue il Rapporto 2024 –. Dal 2014 gli abitanti delle cosiddette aree interne sono diminuiti del 5%, cioè di 700 mila unità».

C’è poi la questione dei migranti in arrivo. Sull’argomento l’Istat ha elaborato l’indagine dal titolo Bambini e ragazzi. Anno 2023. Nuove generazioni sempre più digitali e multiculturali. Tra i ragazzi non italiani di età compresa tra gli 11 e i 19 anni, l’85,2% di loro si sente italiano, ma non è riconosciuto come tale. Ma cosa significa essere italiani? Innanzitutto «essere nati in Italia» per il 54% degli italiani e per il 45,7% dei ragazzi di altra cittadinanza. E al secondo posto, per entrambi, significa «rispettare le leggi e le tradizioni italiane». Accanto a questa, c’è la condizione degli italo-discendenti che fanno richiesta per ius sanguinis della cittadinanza italiana, ma diventano spesso vittime del mercato del malaffare.

Ne parliamo con Delfina Licata curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo 2024 della Fondazione Migrantes.

 

Data di aggiornamento: 19 Novembre 2024
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