Haiti, grande anima
Difficile capire Haiti da lontano. Sembra il Paese eternamente martirizzato da conflitti politici, da interessi internazionali, da immani tragedie. Una per tutte: il terremoto del 2010, che ha fatto più di 300 mila vittime e 1 milione e mezzo di sfollati. Difficile capire come vive la gente in continua emergenza, in balia della microcriminalità, con poca acqua, cibo e sanità. Sembra l’isola degli impossibili, la terra di nessuno, in bilico tra la vita e la morte, come se fosse normale. Difficile aiutare Haiti. Dopo il terremoto sono piovuti sulla piccola isola caraibica, un tempo paradiso del turismo di lusso, un fiume di soldi, ma poco o nulla si è mosso, come in una maledizione che nessuno vuole spezzare.
Caritas Antoniana è arrivata ad Haiti nel 2013. Ci è arrivata attraverso quelle vie tortuose che solo il caso sa disegnare o, per chi crede, la provvidenza. C’è arrivata con gli occhi e la testa di Angela Osti, 31 anni, rodigina, operatrice della Caritas italiana, in missione nell’isola dall’agosto del 2012 al maggio del 2015. Il contatto è stato un frate della Basilica del Santo a cui si era rivolta per ottenere aiuti per il dopo terremoto. Ne sono scaturiti dieci progetti che coprono aspetti diversi, dall’accesso all’acqua alla lotta alla malnutrizione, dal microcredito alla costruzione di servizi igienici, per un totale di oltre 225 mila euro.
Msa. Haiti, Angela, è solo quello che sembra, una landa desolata?Osti. Niente affatto. Haiti è dignità, Haiti è vita piena, Haiti è resilienza. Da subito sono rimasta sorpresa dalla grande consapevolezza che le persone hanno della loro condizione. Sono persino in grado di dirti come potrebbero venirne fuori, ma tutto rema contro. Loro, invece di disperarsi, resistono. Di più, vivono. Vivono con gioia ogni piccola cosa.
Cosa ti ha stupito di più degli haitiani? La capacità di adattamento. Gli haitiani si adattano a tutto: a non avere acqua, a mangiare una volta al giorno, a perdere il raccolto per siccità o i pochi animali per malattia, alle distruzioni dei cicloni o ai colpi di stato. Ogni anno succede qualcosa di grave e loro lo sanno. Sanno che il negativo ritornerà inesorabilmente. Ma loro, imperterriti, si rialzano. Alcuni pensano che sia solo rassegnazione; dopo anni di vita accanto a loro io credo invece che si tratti di affidamento, di una grande, sconfinata spiritualità che impregna ogni cosa. Non è un caso che le chiese siano piene, sia che si tratti di luoghi di culto cattolici che protestanti o vudù. La frase che più spesso ricorre nei discorsi è «Se Dio vuole...».
C’è qualcuno che davvero aiuta gli haitiani? Innanzitutto si stanno aiutando da soli: c’è un grande movimento di società civile e intellettuale che si sta organizzando per migliorare le cose. Certo hanno i loro modi e tempi, diversi dai nostri. Un ruolo importante lo ha anche la Chiesa cattolica: è un interlocutore molto ascoltato, soprattutto ora che papa Francesco ha nominato un cardinale haitiano. La voglia di cambiare c’è, poi, però, ci sono mille ostacoli.
Me ne puoi dire qualcuno? Innanzitutto inerzia e corruzione politica, ma anche tanta ingerenza internazionale. Prima che gli Usa aprissero le relazioni con Cuba, Haiti era il Paese filo statunitense dell’area, ma è così piccolo e insignificante da non destare un grande interesse strategico, per cui è lasciato a se stesso. Ad Haiti però sono insediate molte fabbriche Usa, perché la manodopera costa pochissimo, mentre un vantaggioso accordo economico permette alle merci statunitensi di arrivare nel Paese senza dazi, tanto che alcune, come il riso, costano meno di quelle prodotte in loco. La scuola, che è ancora sul modello francese, è poco accessibile, specie quella di qualità. Ciò incide pesantemente sullo sviluppo.
Come si opera ad Haiti, se davvero vuoi il suo bene? Finanziando e accompagnando con umiltà e in punta di piedi le realtà sociali già attive sul territorio, mettendo a servizio la tua esperienza e la tua cultura in singole cose. Le Caritas in genere non hanno équipe tecniche, perciò cerchiamo per quanto possibile i tecnici sul luogo. Per esempio, il progetto di lotta alla malnutrizione che avete finanziato voi è in mano a un’organizzazione locale che conosce bene la realtà. Importantissima anche la sinergia tra le esperienze locali e internazionali. È il caso di un altro vostro progetto, quello che usa una danza brasiliana, la Capoeira, per riscattare i ragazzi di strada: è gestito da un’equipe brasiliana, ma è sostenuto da una congregazione internazionale francese che opera ad Haiti e darà continuità al progetto.
Come ti ha cambiato questa esperienza? Lì vivi costantemente l’imprevisto: devi spostarti in città, ma c’è una manifestazione violenta e rinunci; devi partire, ma ha piovuto molto e non si vedono neppure le strade. Così ho imparato ad adattarmi. Prima ero schematica, organizzata, ora sono comprensiva, flessibile, possibilista. A volte vado in crisi. Ho visto realtà così incredibili che è difficile per me dire con certezza che cosa sia giusto e che cosa sbagliato. L’esistenza ha davvero tante forme. Quando torno in Italia mal sopporto i luoghi comuni, il razzismo e l’ignoranza banale di chi ha tutti i mezzi per informarsi ma preferisce giudicare senza sapere.
E Dio che spazio ha? Dio è lì, altrimenti non mi spiegherei la vitalità degli haitiani e non avrei speranza.
Angela, c’è davvero speranza per Haiti? Se cammini per le strade di Haiti vedi ovunque e a qualunque ora persone che cantano, fanno musica, danzano. Nonostante le difficoltà c’è sempre un’occasione per fare festa. Lo spirito di Haiti è grande e aleggia ovunque. È questo spirito che la salverà, non so quando, ma la salverà. I PROGETTI
2013 Rimboschimento a Marbial € 35.000 2013 Bagni per la scuola e acquisto mulino € 6.200 2014 Progetto malnutrizione a Medor € 25.000 2014 Microcredito con apicoltura e allevamento capre € 30.000 2014 Scavo pozzo e installazione cisterne Port-au-Prince € 20.000 2014 25 cisterne per raccolta acqua piovana € 51.200 2014 Ristrutturazione e ampliamento dormitorio di una scuola € 17.200 2014 Acquisto e installazione 20 cisterne per famiglie € 15.000 2015 Allevamento capre € 21.600 2015 Progetto sociale con Capoeira per ragazzi di strada € 5.000
Totale € 226.200