I dieci ostacoli alla vocazione (1^ parte)
Tanti di voi giovani in ricerca ci contattano con domande e inquietudini simili: perché non riesco a decidere? Vorrei sapere cosa fare, ma non capisco… Mi sento bloccato/a, mentre tutti vanno avanti, io sono ancora qui! Il discernimento vocazionale, il processo di ricerca e discernimento per capire la propria chiamata nella vita, può essere un percorso complesso e sfidante. Durante questo cammino, possono presentarsi diversi ostacoli che rendono difficile questo processo. Provo allora a condividere con voi un elenco di dieci ostacoli alla vocazione. In questo articolo i primi cinque, prossimamente gli altri cinque. Scrivetemi in quali vi ritrovate, o se ce ne sono altri: ci aiuteremo così ad individuarli insieme e a proseguire più spediti nel cammino!
1) Paure, dubbi, incertezze
Le paure, i dubbi, le incertezze… sono sicuramente i primi ostacoli al discernimento vocazionale! Le paure possono essere tante e assumere forme diverse.
Anzitutto la paura dell’ignoto. La scelta vocazionale ha sempre una certa dose di incertezza e «sconosciuto». La paura del futuro e dell’incertezza possono creare resistenza nel seguire una vocazione che richiede abbandono e fiducia. E poi la paura del fallimento, di prendere una decisione sbagliata può ostacolare molto il tuo cammino. La paura di fare una scelta che non poi si riveli sbagliata porta sempre ansia e indecisione.
Ma anche la paura di prendersi un impegno, che nel caso della vocazione cristiana è un impegno per tutta la vita! Questo può spaventare tanti di noi, e anche a ragione: si tratta sempre di una cosa che va oltre la nostra portata! La paura di impegnarsi per tutta la vita o di fare scelte definitive può portare all’evitamento o alla procrastinazione nel discernimento.
C’è poi la paura di impegnarsi in una relazione. Le vocazioni cristiane hanno sempre una forte connotazione relazionale: che sia un legame con una persona specifica (come nel matrimonio) o con una fraternità (come nella vita religiosa), si tratta sempre di mettersi in gioco nell’intimità di relazioni che si scelgono per tutta la vita.
E poi, mai come oggi, c’è la paura del sacrificio. La vocazione richiede sempre una parte di sacrifici e rinunce. La paura di perdere determinate esperienze o opportunità crea sempre della resistenza nel prendere una decisione vocazionale.
Queste paure fanno spesso emergere continui dubbi e incertezze, che arrivano persino a confondere la persona su ciò che cerca davvero, sui suoi desideri più profondi, sulle sue passioni. Tutto rischia di diventare nebbioso e incerto, provocando una sorta di immobilismo da cui non si riesce più a uscire.
È normale avere dubbi e paure durante il discernimento. Cerca però di non farti scoraggiare da ciò che senti e ritrovi dentro di te: portalo nella preghiera e nel confronto con la tua guida spirituale (qui per approfondire questo tema), e insieme, piano piano, con l’aiuto di Dio, la matassa inizierà a sbrogliarsi!
PS: partecipare ad un gruppo vocazionale può aiutare molto, perché ti dà la possibilità di condividere le tue paure e le tue domande con altri giovani in ricerca, che portano nel cuore interrogativi e inquietudini simili alle tue! A questo link trovi le nostre proposte per camminare insieme.
2) Distrazioni e tentazioni
Al secondo posto troviamo le distrazioni. Viviamo in un’epoca di distrazioni continue. La nostra attenzione è continuamente bombardata da stimoli di tutti i tipi (pensa semplicemente alle notifiche che ricevi in ogni momento sul tuo smartphone…). Questo continuo bombardamento sensoriale rende difficile concentrarsi e ascoltare la propria voce interiore nel discernimento. Spesso si fa molta difficoltà a concentrarsi anche solo a livello intellettuale (per studiare per esempio, o per leggere una pagina di testo), figuriamoci quando proviamo a spostarci al livello spirituale, a metterci in preghiera, ad entrare in comunicazione con il nostro Dio e con la parte più profonda di noi stessi…
Dentro il tema delle distrazioni poniamo anche quello delle tentazioni. Molte volte infatti ciò che ci «distrae», che sposta la nostra attenzione da ciò che è veramente importante, diventa a sua volta una tentazione, qualcosa che ci attrae falsamente, che promette poco e realizza quasi nulla…
È importante perciò imparare piano piano a riconoscere e affrontare le distrazioni e le tentazioni, per cercare di rimanere lucidi, consapevoli, presenti a sé stessi. Ascoltarsi in profondità, imparare a fare silenzio, a ricavarsi dei tempi di «vuoto», in cui prendersi il diritto di «disconnettersi dalla rete»… Tutto questo ci aiuta a rimanere su ciò che per noi conta di più, a restare in comunione con il Signore, a vedere con più lucidità i passi che desideriamo compiere e non disperdere inutilmente le nostre energie e il nostro tempo.
3) Il giudizio degli altri e le pressioni esterne
Al terzo gradino del podio poniamo il ruolo negativo che possono giocare le persone attorno a noi e la società in cui viviamo in genere. Anzitutto le pressioni e le aspettative della famiglia o degli amici: tante volte il cammino di un/a giovane è ostacolato o deviato (talvolta addirittura bloccato del tutto) da chi è più vicino a lui/lei.
Il giudizio delle persone a noi più vicine è per tutti un elemento importante, che non si può ignorare. Quando questo giudizio, invece di nutrirsi di amore e libertà, cade dentro logiche di egoismo, di controllo, di soddisfazione di bisogni personali, diventa un grandissimo ostacolo per il cammino di crescita della persona. Ci sono giovani che si sentono interiormente obbligati a seguire un determinato corso di studio, carriera o persino vocazione, per soddisfare le aspettative dei genitori. Quante volte ho incontrato ragazzi e ragazze bloccati dentro questi meccanismi…
La paura di deludere o di creare divisioni all’interno della famiglia può mettere in dubbio la scelta vocazionale. I conflitti famigliari e la mancanza di sostegno dei propri cari verso una strada che si intravede buona per sé, può portare a grande frustrazione e fatica, fino al momento in cui il giovane finisce per rinunciare al suo desiderio più profondo, metterlo a tacere, e «obbedire» alle aspettative della famiglia…
C’è poi anche l’influenza implicita delle opinioni comuni, della compagnia di amici in senso lato, dei luoghi comuni e delle ideologie che pervadono la nostra società. I condizionamenti culturali e sociali possono giocare un ruolo importante nel modo in cui percepiamo le diverse chiamate vocazionali.
Le aspettative della società riguardo a carriere prestigiose o materialmente gratificanti, gli stereotipi e i pregiudizi, possono far sentire inadeguate le chiamate vocazionali più umili o meno convenzionali. Il giovane che si sente attratto verso valori alti, verso il dono di sé, si sente ripetere continuamente (in maniera implicita o esplicita): «Ma chi te lo fa fare?», «Pensa prima a te stesso, e camperai di più!»…
È importante ricordare, quindi, che ognuno ha un percorso unico e personale da seguire (a questo link trovi un articolo proprio su questo!). Per questo motivo, se ti trovi dentro situazioni di questi tipo, impara a riconoscere e filtrare le influenze esterne e ascoltare la tua voce interiore. È fondamentale per te liberarti da tali limitazioni e aprirti alle diverse possibilità e chiamate che si presentano.
4) Mancanza di consapevolezza di sé
Se superi i primi tre ostacoli che abbiamo visto, sei già a buon punto, e il cammino vero si apre davanti a te! A questo punto però, pur trovandoti più libero e disponibile ad aprirti alla voce dello Spirito, forse ti senti ancora bloccato e indeciso: che cosa voglio davvero?
Questa domanda è cruciale nel discernimento, e mette in crisi molti giovani:
Che cosa desidero sul serio per la mia vita?
Che cosa mi appassiona davvero, che cosa mi attrae?
Per che cosa (o meglio, per chi!) sento che voglio spendermi?
La fatica a rispondere a questa domanda rivela una certa mancanza di consapevolezza di sé. Comprendere quali siano i propri talenti, interessi, passioni, valori e priorità è fondamentale per conoscersi a fondo e, di conseguenza, per prendere decisioni buone e autentiche per sé.
Spesso la fatica nel prendere contatto con la propria interiorità è dovuta a una certa superficialità: la conoscenza di sé ha bisogno di tempo, di pazienza, di impegno, di forza di volontà. Non si può pretendere di conoscersi in automatico, quasi «naturalmente», senza sforzo.
È essenziale dedicare tempo (tanto tempo) a prendere contatto con sé stessi, con il proprio mondo interiore, anche usando tecniche che possono aiutare in questo (per esempio la mindfulness), e soprattutto facendosi aiutare dalla propria guida spirituale. Se rinunci a lavorare sulla consapevolezza di te, il rischio sarà sempre quello di giungere a decisioni precipitose e superficiali, oppure semplicemente di non giungere mai da nessuna parte…
5) Resistenza al cambiamento
Se sei riuscito/a anche ad andare in profondità dentro te stesso/a, e ad avere più chiaro verso quale meta ti senti attratto/a, forse può capitare che ti senti ancora bloccato/a sulla scelta che hai davanti. Vorresti fare il passo, ma i tuoi piedi si ostinano a stare ben piantati sul pavimento. Ogni scelta implica l’accettazione di un cambiamento. Ogni cambiamento significa abbandonare vecchie abitudini, relazioni, sogni, aspettative, zone di confort, per dirigersi verso l’ignoto. Che pur ci attira, ma rimane tale: ignoto.
Tutti noi esseri umani abbiamo una certa «resistenza al cambiamento»: una parte di noi tende sempre a conservare, a rimanere sulle proprie posizioni. Questa parte di noi va in conflitto con un’altra, quella che invece ci spingerebbe in avanti, a fare il passo tanto desiderato, a rischiare. Si tratta di imparare a far prevalere la seconda sulla prima. Ad ascoltare le nostre legittime fatiche, le nostre pigrizie, il nostro egoismo, la nostra paura del nuovo, imparare a sentire dentro di noi tutte queste cose, dare loro cittadinanza. Ma poi imparare anche a scegliere in maniera libera da questi elementi, a scegliere secondo altre spinte che ci abitano: il desiderio, il fuoco che ci arde nel cuore, la spinta ad andare, donarsi, rischiare, per qualcosa di grande.
Concludendo (la prima parte)
Vista la lunghezza di questo articolo, per oggi concludiamo qui, con i primi cinque ostacoli al cammino vocazionale. Prossimamente arriverà la seconda parte, con gli altri cinque ostacoli.
Se avete domande, dubbi, o semplicemente qualcosa da condividere: noi siamo qui! Nel frattempo: buon discernimento e buon cammino a tutti!
fra Nico Melato – franico@vocazionefrancescana.org
Puoi leggere questo e molti altri articoli sui frati nel blog Vocazione Francescana.
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!