I «pizochari» del Santo
La forma di vita intrapresa da Francesco d’Assisi ha affascinato tante persone, anzitutto nel suo tempo: «Uomini e donne, chierici e religiosi [...] persone di ogni età e sesso venivano sollecite ad ammirare le meraviglie che il Signore di nuovo compiva nel mondo per mezzo del suo servo» (Fonti Francescane n. 383). Molti iniziarono a seguire l’esempio di Francesco lasciando tutto e abbracciando la vita religiosa, attraverso la professione dei voti e della regola approvata dal Papa. Altri, però, erano sposati oppure non desideravano diventare frati, preferendo «restare nel mondo», pur volendo seguire il Signore secondo l’esempio di Francesco. Egli allora diede loro una forma di vita che consentisse di osservare il Vangelo «dimorando nelle proprie case»: fu l’inizio dei «Fratelli e Sorelle della Penitenza» (chiamati nel Medioevo anche pinzocheri o pizochari di san Francesco).
In questa denominazione rileviamo alcuni aspetti interessanti: il primo è lo spirito di conversione e rinnovamento (penitenza) che anima le persone che vi aderiscono; il secondo è la fraternità, vissuta in particolare negli incontri periodici, che diventano occasione di preghiera comune, di condivisione del proprio vissuto e di solidarietà reciproca. In realtà, ci troviamo di fronte a un vero e proprio Ordine, dotato di una regola, ispirata da Francesco e poi approvata dal Papa (l’ultima è di Paolo VI, del 1978). Un altro nome spesso usato è quello di Terz’Ordine francescano, i cui componenti sono chiamati terziari francescani; il riferimento è alla fondazione da parte di san Francesco di tre ordini: i Frati Minori (primo), le Clarisse (secondo) e i Fratelli e Sorelle della Penitenza (terzo). Oggi, per quest’ultimo si preferisce parlare di Ordine Francescano Secolare, dove «secolare» sottolinea l’aspetto di vita laicale e quotidiana, al contrario di «regolare» che indica invece la professione religiosa dei voti.
Le fraternità erano composte da persone di condizioni economiche differenti. Tra i membri troviamo nobili e popolani, re e vassalli, letterati e contadini, tutti affratellati in un piano di uguaglianza: tra i primi possiamo ricordare i beati coniugi Lucchese e Buonadonna da Poggibonsi, santa Elisabetta d’Ungheria principessa e san Luigi IX re di Francia (patroni dell’Ordine), il beato Pier Pettinaio mercante, il beato Nevolone Faentino calzolaio, santa Margherita di Cortona e sant’Angela di Foligno mistiche. La presenza di fraternità dei Penitenti già nel XIII secolo è attestata in molte parti dell’Italia e dell’Europa, solitamente nelle vicinanze dei conventi dei frati minori. Anche a Padova ci sono notizie dei terziari francescani dal 1245; la prima fraternità si radunava probabilmente in un locale del convento di Santa Maria Mater Domini, primo insediamento padovano dei frati minori, mentre nel Cinquecento i loro incontri si svolgevano presso l’Oratorio di San Giorgio (tuttora adiacente alla Basilica).
I terziari già nel giro di un secolo dalla loro fondazione erano diventati una forza autorevole nella vita pubblica, che cercava di informare l’azione economica con un ideale etico, declinato attraverso l’amore al lavoro, la rettitudine negli affari, il principio di solidarietà, l’onestà dei costumi. In quest’ambito si inserisce anche lo stretto legame con le comunità dei frati minori e delle sorelle clarisse, testimoniato anche dal ruolo di procuratori dei beni che talora fu loro affidato. L’opera caritativa dei terziari si concretizzò anche nella promozione di strutture per il bene pubblico e nella costruzione e direzione di ospedali, intendendo l’assistenza sia da un punto di vista spirituale che medico. Seguendo questa ispirazione, l’ospedale San Francesco di Padova (costruito nel 1416 e trasferito nel 1798 nell’attuale ospedale Giustinianeo), fu voluto da Baldo de’ Bonafari e Sibilla de’ Cetto, nobili padovani vicini ai frati minori dell’Osservanza (altra famiglia dell’Ordine dei Frati Minori).
Oltre ai francescani secolari, si svilupparono anche delle congregazioni religiose che si ispiravano al santo di Assisi, professando la regola del Terz’Ordine. Queste famiglie religiose crebbero molto nell’Ottocento; legato a Padova è l’istituto delle Suore Terziarie Francescane Elisabettine (in onore di santa Elisabetta d’Ungheria), fondato dalla beata Elisabetta Vendramini (1790-1860) allo scopo di praticare la carità, vivendo la misericordia del Padre nella dedizione verso i più bisognosi. Nel 1821 Elisabetta divenne terziaria francescana secolare e poi, nel 1831, professò i voti religiosi come terziaria francescana regolare, presso la fraternità del Santo di Padova. Il soffio di vita francescana fu bene accolto anche tra il clero, grazie al sostegno dei papi Pio IX e Leone XIII (terziari); nel Novecento, i primi tre Pontefici furono terziari francescani, come pure Giovanni XXIII.
Anche nel Seminario di Padova molti chierici diventarono francescani secolari, perché i loro formatori riconoscevano il giovamento portato da quello stile alla vita seminariale. A partire dal 1965, la fraternità del Santo si dedicò «all’Opera di Assistenza spirituale e materiale ai fratelli detenuti»: visitare i carcerati, sostenerne le famiglie e portare conforto sono alcuni dei segni di carità messi in atto. Questa e altre attività di assistenza ai poveri e di ascolto alle situazioni del nostro tempo, insieme all’incontro fraterno, alla condivisione della mensa eucaristica e all’ascolto della Parola sono il tessuto nel quale si svolge, ancora oggi, l’esperienza francescana del passare «dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo» (cfr. Regola dell’Ordine francescano secolare, n. 4).
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!