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Matteo Righetto

I prati dopo di noi

24 Ottobre 2020 | Recensione di
Scheda
Feltrinelli
2020
I Narratori
€ 15,00

È la montagna il rifugio dell’uomo. Tanto da farlo riflettere sul destino dell’umanità. Un mondo incontaminato, ma fino a quando? Mutamenti climatici e riscaldamento globale si inseriscono nell’interrogativo su quale sarà il nostro futuro.

Mentre le pianure arroventate vivono già gli effetti di questi pericolosi cambiamenti, i personaggi di questo romanzo animano un mondo pieno di avventura, di amore per la natura, ma anche di incertezze: «L’equilibrio che aveva sempre governato l’aria e gli elementi sulla terra – scrive l’autore – negli ultimi anni era mutato rapidamente. Tutto era cambiato. In principio vi furono tempeste sempre più frequenti e violente, trombe d’aria di inaudita potenza alternate a frustate di gelo improvvise. Poi fu la volta delle piogge torrenziali e delle alluvioni. Ultimo, venne il caldo».

Protagonisti del racconto: Bruno, Johannes e Leni. Il primo è un ragazzo gigantesco ma paradossalmente attratto dalle piccole cose, come gli insetti. Un gigante buono, considerato da molti uno sciocco, eppure con una grande sensibilità. Vive in un monastero alle pendici dei monti.

Johannes, invece, è un vecchietto minuscolo ma arzillo convinto che il mondo sia giunto al capolinea per l’avanzata dei «nuovi barbari». Sopravissuto a una frana che ne ha cancellato paese e famiglia, viaggia con una bara al seguito, caricata su un carretto. La sua destinazione: il monte sacro, l’Ortles. E infine Leni, una bimba sola e muta che lo accompagna, inconsapevole, verso una sorte comune. Sullo sfondo incendi e fiamme che divorano natura e paesi, persone in fuga in un mondo minacciato. Ma ci sono anche le api, resilienti alla distruzione della natura. Rappresentano la speranza di un ecosistema che sopravvive e si trasforma. 

La montagna, dunque, ultimo baluardo dove i «barbari» non arrivano. Luogo di resistenza non solo climatica, ma anche culturale. Lo è l’Ortles, in particolare, che la leggenda vuole abbia ospitato in perfetta armonia uomini, animali e piante.  

La natura riparte, sempre. Anche la bara che Johannes ha costruito con l’ultimo abete rosso presente dietro la sua baita è simbolo di rinascita. Anziani, ragazzi e bambini insieme: rappresentano trasparenza e umiltà. Persone che guardano ciò che le circonda con occhi diversi, in un mondo ormai sfigurato.  

Un romanzo che racconta delle vie impervie da percorrere per salvarci. Con un invito a cambiar strada, pensando alla piccola Leni e a chi verrà dopo di noi.

Data di aggiornamento: 25 Ottobre 2020