27 Agosto 2019

Il paese senza abitanti

«È il mio cuore il paese più straziato», non dalla guerra ma dal terremoto, che nell’estate di tre anni fa sconquassò il Centr’Italia. Una pagina tragica che sembra non voler essere girata.

poesia di Ungaretti a Camerino

Alla fine di agosto, anche se le scosse che condannarono Camerino furono a ottobre, ho sempre addosso il pensiero al terremoto che, tre anni fa, annichilì il cuore dell’Italia, devastando oltre cento paesi e cittadine dell’Appennino Centrale.

Ricordo Camerino. Questa non è una bella foto. Non riuscii a mettermi dritto, non era una scritta, mi apparve come un grido: «Di queste case non è rimasto che qualche brandello…». Parole di Ungaretti, parole che nascevano in una terra lontana dalle Marche, scritte cento anni prima, durante la guerra. E poi: «…È il mio cuore il paese più straziato».

Il centro di Camerino, città di università, città di ragazzi, a tre anni dal sisma, è ancora un deserto. «Ricostruiremo in fretta», avevano detto. Lo dicono ancora, ma i soldati impediscono l’accesso alla zona rossa, alla bellezza del paese. Solo per la messa di papa Francesco, a giugno, una folla di abitanti è riuscita a passare alcune ore nella vecchia piazza. Mille e duecento persone non vivono più nella loro cittadina. Oltre 2 mila ricevono un sostegno per una sistemazione in case che non sono le loro. Camerino aveva quasi 7 mila abitanti, ancor oggi il suo centro è una finzione spettrale: le case, i palazzi sembrano intatti, ma è come se gli abitanti fosse svaniti e, da tre anni, nessuno più aprisse una finestra, tagliasse l’erba cresciuta sulla sogli di casa, cucinasse un buon pasto nella sua cucina, dormisse nel suo letto. Il mio oste greco (aveva una bottega nel vecchio centro) non sta più sotto un tendone, ora c’è una «zona commerciale» a valle (il paese è sceso…) si chiama «Sottocorte Village»: «C’è tutto – mi lascia detto l’oste – Manca la gente».

Camerino è una scenografia senza attori. C’è davvero stato un terremoto? Perché non posso entrare nelle strade antiche? Lentamente ci si accorge delle crepe, delle fratture, delle catene, dei luoghi abbandonati all’improvviso. Le chiese sono sostenute da architravi di legno e ferro. A Natale, il parroco, don Marco, è sicuro, riaprirà la basilica di san Venanzio. Solo un terzo delle case e dei palazzi danneggiati è stato messo in sicurezza. Dopo oltre 6 mila sopraluoghi, solo 191 proprietari hanno ricominciato la ricostruzione. Sono passati oltre mille giorni. Quanti sono mille giorni? Negli Appennini centrali, a Camerino, ad Arquata, a Norcia, ad Amatrice…, si gioca il destino degli Appennini e della sua gente.

Data di aggiornamento: 27 Agosto 2019

1 comments

29 Agosto 2019
Bellissimo
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di Elena

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