Il peso delle parole dette
Nascondeva il segreto più grande in fondo allo zaino, ma nessuno lo sapeva. Nel vagone del treno che viaggiava veloce lasciando dietro sé ogni cosa, il ragazzo alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo. Capita a tutti: l’altro ci incuriosisce o ci sentiamo osservati. Rimaniamo affascinati dalla bellezza, oppure inorriditi e basiti dalla volgarità, dalla maleducazione e dalle osservazioni superficiali, dette per offendere, dette per dire. Come se le parole non avessero un peso.
«Guarda quell’idiota!». Il ragazzo sollevò il volto, colpito dall’insulto sprezzante. Forse si conoscevano... Non disse nulla, non proferì parola. Il silenzio di tutti fu la risposta a quella volgarità, e uno sguardo di comune disaccordo. Anche il silenzio ha un peso, anche il silenzio parla, non è sempre remissione. Imparare a dire le giuste parole o scegliere quelle da non dire è una facoltà che non dovremmo trascurare. Vagliare cosa ci spinge a dire qualcosa sarebbe un grande atto di «intelligenza», di lettura interiore, un esercizio prezioso per conoscere il nostro cuore. Eppure spesso lo trascuriamo, trascuriamo di pesare le parole. Così non ci rimane che osservare lo sterminio compiuto dalle nostre facili parole. Perché il peso delle parole a volte è insopportabile.
Dopo aver nascosto per bene una lacrima, si mise a cercare qualcosa nello zaino: tirò fuori una foto e solo allora si accorse che lo guardavo. «Era mia madre – mi rispose –. Mi diceva spesso che mi voleva bene, che troverò la mia strada... io le credo».
Non dimentichiamoche il treno va avanti e le parole dette ormai sono dette, non si può tornare indietro per raccoglierle e rimetterle nel sacco. Le parole dette sono dette e possono seminare vita o morte. Il peso della parola uccide, il peso della parola può salvare: vegliamo sul cuore e impariamo a dire le parole giuste.