Il Tuo popolo in cammino

«La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa» è il tema del Sinodo che si è aperto lo scorso ottobre e che si concluderà nell’ottobre 2023. Per ripensare insieme la Chiesa del futuro.
20 Dicembre 2021 | di

Da quando papa Francesco siede sul soglio di Pietro, il termine «sinodo» ha cominciato a circolare con frequenza tra i credenti. Non che prima non fosse così, però è indubbio che il pastore giunto «dalla fine del mondo», come Bergoglio stesso si definì la sera del 13 marzo 2013 in cui venne eletto, richiami spesso il concetto di sinodalità, complice anche la sua provenienza latinoamericana, continente in cui la Chiesa da sempre si esprime in modalità più popolare e comunitaria. Ma che cos’è un sinodo? Dai dizionari apprendiamo che la parola è un composto dei termini greci che significano «con, insieme» e «via». Il sinodo, quindi, è un cammino, una via, che si compie insieme. Esso, inoltre, ci rimanda immediatamente alla stessa figura di Gesù – che nel Vangelo si definisce come «la via, la verità e la vita» – ma anche ai cristiani che negli Atti degli Apostoli vengono definiti «i discepoli della via» (cfr. At 9,2; 19,9.23; 22,4; 24,14.22).

Questa premessa ci aiuta a comprendere come in realtà la sinodalità sia «dimensione costitutiva della Chiesa, che attraverso di essa si manifesta e configura come Popolo di Dio» (La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, Commissione teologica int., 2018, n. 1). Concetto richiamato in modo esplicito anche da papa Francesco lo scorso 18 settembre, nel discorso ai fedeli della diocesi di Roma: «Il tema della sinodalità non è il capitolo di un trattato di ecclesiologia, e tanto meno una moda, uno slogan o il nuovo termine da usare o strumentalizzare nei nostri incontri – ha ricordato il Pontefice –. Essa esprime infatti «la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione». Al punto tale che chiunque, anche «i poveri, i mendicanti, i giovani tossicodipendenti, tutti questi che la società scarta, sono parte del Sinodo», perché «sono parte della Chiesa e vanno quindi sentiti, ascoltati», essendo il Sinodo una realtà inclusiva che comprende tutti, fino a fare spazio «al dialogo sulle nostre miserie». Insomma, nessuno escluso, nessuno in panchina, tutti protagonisti.

Il Sinodo, oggi

Se stiamo parlando oggi di Sinodo è perché attualmente nella Chiesa un cammino sinodale è in corso: annunciato da papa Francesco lo scorso aprile, si è aperto in Vaticano il 10 ottobre e nelle diocesi di tutto il mondo il 17 e culminerà nell’ottobre 2023 con l’Assemblea generale del Sinodo dei vescovi. Il tema scelto è: Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione. In pratica, un cammino sinodale in cui la Chiesa è invitata a interrogarsi sulla stessa sinodalità. Al cammino in corso, papa Francesco ha voluto dare una struttura del tutto particolare, cioè ricca di significative novità, che vedrà nell’ascolto l’indiscusso protagonista. La prima fase del Sinodo, infatti, consisterà nell’ascolto di tutto il popolo di Dio in ogni diocesi del mondo, una cosa che solo a pensarla fa tremare i polsi. Perché non si tratta dell’ascolto dei «soliti noti», di coloro che con fervore partecipano alle dinamiche della vita ecclesiale, ma di tutti, proprio di tutti.

E chi sono questi tutti lo troviamo scritto nel Documento preparatorio al Sinodo: i poveri (e insieme a essi va ascoltato il «grido della Terra», in linea con la Laudato si’ e Querida Amazzonia), i lontani, i senza voce e gli esclusi; quanti soffrono a causa di lutti o malattie o perché hanno subito abusi sessuali da parte di «chierici e persone consacrate». Vanno ascoltati i fratelli in Cristo appartenenti alle altre Chiese e così pure i credenti di altre religioni e i non credenti. Questo ascolto così inclusivo, però, affinché non sia burocratico e formale, richiederà che la Chiesa si «liberi» da quei filtri che sanno di pregiudizio, situazione che spesso si verifica quando a prevalere è un clima di clericalismo, quando cioè i pastori si pensano e vivono non dentro ma al di fuori, e sopra, il popolo di Dio.

La fase di ascolto impegnerà ogni diocesi (a ciascuna delle quali la Segreteria generale del Sinodo ha inviato, lo scorso settembre, il Documento preparatorio, un questionario e un vademecum) a creare agili strutture (ad esempio, gruppi di facilitatori) che si facciano antenne sul territorio, che sappiano coinvolgere anche chi con la Chiesa ha un rapporto sporadico, di diffidenza e perfino di opposizione. Attenzione, però: non si tratta di una fase pre-sinodale, di un qualcosa che poi cederà il passo al Sinodo vero e proprio nei suoi aspetti di discussione, approfondimento e decisione. No, l’ascolto è e rimane nella prima fase come in tutte le successive, il vero cuore dell’intero cammino sinodale. Perché non è pensabile ascoltare «una volta per tutte», bensì è necessario che l’ascolto a ogni livello vada rilanciato, ripreso, senza dare mai nulla per scontato. In fondo si tratta di riconoscere che la Chiesa si fonda totalmente sull’ascolto, innanzitutto di Dio e della sua Parola e, nello specchio di questa, di ogni fratello e sorella nei quali la Parola di Dio si rifrange e si riflette.

Ma l’ascolto sinodale non è, ovviamente, fine a se stesso. Esso è orientato al discernimento, personale e comunitario, cioè al comprendere qual è la volontà del Signore per la vita nostra e della Chiesa tutta. Papa Francesco, a riguardo, descrive i due obiettivi interconnessi di questo processo di ascolto: «Ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il grido del Popolo; ascolto del Popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama». «Se l’ascolto è il metodo del processo sinodale e il discernimento è il suo scopo, allora la partecipazione è il suo percorso» si legge nel Documento preparatorio. Una partecipazione che porti a uscire da se stessi e a coinvolgere soprattutto quanti la pensano in maniera differente e che quindi possono mostrare punti di vista nuovi rispetto a quelli cui siamo abituati.

L’intero cammino del Sinodo sarà suddiviso in tre fasi: la «fase diocesana» (che va fino all’aprile 2022), al termine della quale la Segreteria generale del sinodo redigerà un primo Instrumentum Laboris (una sorta di guida ai lavori sinodali). La «fase continentale» (che andrà da settembre 2022 a marzo 2023), che porrà al suo centro il dialogo e la riflessione su questo primo Instrumentum, con un ulteriore momento di discernimento «alla luce delle particolarità culturali di ogni continente» e al termine della quale verrà redatto un secondo Instrumentum Laboris (che sarà inviato ai partecipanti all’Assemblea generale del Sinodo dei vescovi dell’ottobre 2023). Infine, ci sarà la fase dell’applicazione di quanto emergerà dal Sinodo alla vita della Chiesa.

Ascolto, discernimento, azione; diocesi, continenti, mondo: è questa la segnaletica che consente di non smarrire il sentiero sul quale siamo tutti invitati a camminare nei prossimi anni. Il cammino che ci attende è lungo, complesso, a tratti in salita. Ma anche affascinante, perché, e chi ama la montagna lo sa bene, la bellezza del panorama, quando si giunge in vetta, ripaga di ogni fatica… 

 


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Data di aggiornamento: 22 Dicembre 2021
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