Immaginiamo insieme
«Non essere preoccupata, comincia a immaginare qualcosa». Quando ho sentito pronunciare questa frase a Mario Paolini, pedagogista e docente di Didattica per il sostegno, fratello del celebre attore e regista Marco, ho pensato che dentro ci fosse davvero il senso profondo di due parole: inclusione e libertà. È una frase che Mario ha rivolto, qualche tempo fa, a una ragazza con disabilità durante una formazione di musicoterapia tenutasi a Bologna, che ho avuto l’occasione di approfondire.
Oltre a soffermarmi sulle riprese della giornata e le attività condotte, che mettevano al centro la musica e la capacità insita in ciascuno di creare e disegnare con essa, ho messo mano a un bel libro: Chi sei tu per me? Persone con disabilità e operatori nel quotidiano (Erickson, 2009). Il testo, a cura di Mario, è divulgativo e, con grande precisione, si focalizza sulla relazione tra operatori e utenti (o colleghi) con disabilità, dentro e fuori dal contesto familiare. Un mondo di relazioni ricchissimo, quello del rapporto persona-operatore, su cui, sottolinea l’autore, gli educatori fanno purtroppo spesso fatica a raccogliere pensieri e riflessioni, a sviluppare una propria scrittura.
Sempre in movimento e proiettati sul fare, gli educatori rischiano, infatti, di privarsi di uno spazio importante alla stregua del mangiare o respirare: lo spazio dello «stare». Ciò, ovviamente, ha una ricaduta sulle persone con disabilità, che su questi temi viaggiano in parallelo, per crescere e lavorare sulla propria autostima e autonomia in maniera creativa e consapevole.
In questi giorni celebriamo la Santa Pasqua, il momento dell’anno che più di ogni altro ci invita a «risorgere», a rinnovarci, a restituire slancio alla vita e ai nostri sogni e desideri. Inclusione e libertà sono due componenti essenziali per poter garantire anche alla persona con disabilità di partecipare a questa spinta collettiva. Cominciare a immaginare qualcosa, come ci invita a fare Mario, è la sfida a cui tutti, disabili e non, dovremmo partecipare, anche nel nostro lavoro educativo quotidiano, per rigenerarci davvero e abbracciare le novità. Quando qualcosa ci preoccupa, infatti, tendiamo a fermarci e a non vedere al di là del nostro naso, a non considerare le risorse e le abilità che già abbiamo messo o che potremmo mettere in campo nel futuro. Ci perdiamo così anche tutto il divertimento, il gusto dell’imprevisto.
Il fatto è che i direttori d’orchestra della nostra vita siamo solo noi. Siamo noi che possiamo rialzarci quando cadiamo e che possiamo vivere fino in fondo le occasioni che ci si presentano, se non crearle. A volte risorgere è un percorso condiviso, che si fa insieme. Lo sanno bene gli operatori e le persone con disabilità di cui il pedagogista padovano ci parla, senza mai cedere al pensiero unico e scovando la musica in ogni angolo di mondo, che sia un foglio di carta, una stanza o un altro individuo.
Diamo allora spazio al pensiero e alla musica, fermiamoci, cominciamo a immaginare qualcosa. È il migliore augurio di Buona Pasqua che posso farvi. E voi, che cosa ne pensate? Preferite preoccuparvi o immaginare? Scrivete a claudio@accaparlante.it o sulla mia pagina Facebook.
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!