Internet, i nostri diritti
Noi italiani siamo abituati a svalutarci, e invece non siamo sempre in tutto gli ultimi della classifica: la Dichiarazione dei diritti in Internet approvata dalla Camera il 28 luglio 2015 ci vede addirittura in pole position: il nostro è il primo documento del genere elaborato in una sede istituzionale, ed è una Carta di ottima qualità.
Anna Masera (giornalista, caporedattore de «La Stampa») e Guido Scorza (avvocato, docente di Digital journalism alla Lateranense) snocciolano nel loro saggio tascabile i 14 articoli della Dichiarazione raccontandoli con piglio e competenza, esempi pratici e citazioni letterarie. In maniera godibilissima gli autori – introdotti da una prefazione di Stefano Rodotà – danno un quadro di quanto bolle nella pentola digitale e dei fronti più caldi, partendo da 10 parole chiave, ispiratrici di altrettanti minicapitoli che riportiamo di seguito, corredati dai loro accattivanti sottotitoli: Accesso (Internet come l’acqua, l’elettricità e il gas) Cultura (È la conoscenza che ci rende liberi, specie ai tempi di Internet) Uguaglianza (Tutti i dati su Internet devono essere trattati allo stesso modo) Privacy (Speriamo di non dover mai leggere: c’era una volta la privacy) Identità (Essere persone e cittadini prima che profili e utenti) Anonimato (Non serve un nome per avere dei diritti) Cittadinanza (Quando i confini li tracciano le piattaforme online) Oblio (Quando Internet non vuole dimenticare) Sicurezza (Per essere liberi bisogna essere al sicuro anche online) Democrazia (La sfida di un governo globale).
Alla fine è proprio questione di democrazia: la faccenda diritti riguarda da vicino tutti noi cittadini digitali, che dovremmo e dovremo poter incidere. Perché i diritti non basta siano scritti: bisogna anche esigerli. E in Internet, è giunta l’ora di esigerli.