Io oppure noi?
C’è una poesia di Mariangela Gualtieri intitolata Adesso che contiene una piccola lezione di vita, preziosa per questo tempo di ripresa. Il testo è molto lungo, ma due spunti possono essere richiamati qui, per rigenerare la nostra quotidianità dopo l’estate. Il primo riguarda la nostra capacità di attenzione: «Dovremmo innamorarci, credo. Sì. Di ciò che è vivo intorno. E in primo luogo vederlo. Non esser concentrati solo su noi».
Sempre distratti, non ci accorgiamo più delle persone, degli squarci di bellezza che la vita ci regala. La nostra attenzione è requisita da stimoli senza sosta. Frammentata, incapace di posarsi e soffermarsi. Ma senza prestare attenzione non si può nemmeno prendersi cura. Tutto scivola nell’invisibilità, nell’indifferenza. L’attenzione fa uscire persone e cose dalla invisibilità, le rende vive per noi e ci apre così cammini nuovi. «Impariamo dal fiore, dall’albero piantato, da chi vola. (...) Tutto ci tiene in vita. Tutto fa di noi quello che siamo».
Il secondo spunto riguarda il nostro pensarci: stretto (io) o largo (noi)? «Adesso è forse il tempo della cura. Dell’aver cura di noi, di dire noi. Un molto largo pronome in cui tenere insieme i vivi, tutti: quelli che hanno occhi, quelli che hanno ali, quelli con le radici e con le foglie, quelli dentro i mari, e poi tutta l’acqua, averla cara, e l’aria e più di tutto lei, la feconda, la misteriosa terra. È lì che finiremo. (...) Terra saremo. Guarda lì dove dialoga col cielo con che sapienza e cura cresce un bosco».
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