La chiesa dell’incontro

Sant’Antonio di Padova e san Francesco da Paola: l’incontro a San Marco Argentano (CS) nel convento della chiesa della Riforma. Dove Antonio passò nel 1221 e dove Francesco da Paola iniziò il suo percorso di santità, due secoli dopo.
19 Febbraio 2021 | di

Uno viaggiatore, l’altro eremita. Il primo vissuto ai tempi delle Crociate, e morto a soli 36 anni; il secondo, nato da due genitori molto anziani, vissuto in pieno Rinascimento e deceduto a 91 anni.

Sant’Antonio di Padova e san Francesco da Paola (patrono della Calabria) sono due straor­dinari testimoni della fede vissuti in epoche diverse, ma con un grande comune denominatore: Francesco d’Assisi.

Ci sono vari luoghi in Calabria che legano, in modo più o meno stretto, la vita e le opere di questi due santi: da Paola a Pizzo Calabro con i rispettivi santuari, ma anche piccole nicchie o edicole negli angoli nascosti di qualche borgo o lungo una strada, dov’è possibile ritrovare immagini o statue di san Francesco e sant’Antonio.

O ancora: il cammino, dalla Calabria direzione Assisi verso la tomba dell’Assisiate, che anche san Francesco da Paola fece, in compagnia dei genitori, passando per Loreto, Montecassino, Monteluco (dove conobbe gli eremiti che abitavano nelle celle sparse nella montagna) e Roma.
Nel nome di Francesco e Antonio.

Ma c’è un luogo in Calabria che più di altri lega in modo indissolubile Antonio e il patrono della Calabria: il convento della Riforma di San Marco Argentano, in provincia di Cosenza.

«Antonio passò da qui nel 1221 dopo il naufragio in Sicilia nel risalire verso Assisi, luogo dove si teneva il Capitolo delle stuoie, per incontrare il Padre Serafico – spiega Antonio Modaffari, studioso, francescano secolare e volontario con i frati minori conventuali per il Cammino di Sant’Antonio da Milazzo a Padova –. Il passaggio di Antonio nel borgo normanno è attestato dall’agiografia antoniana, la Vita Secunda di fra Giuliano da Spira, e dall’opera del Vadingo».

San Marco Argentano si trova in una posizione incredibilmente perfetta e baricentrica: venti minuti per arrivare al Tirreno, altrettanti per raggiungere lo Ionio; e, ancora, a est la Sila e il Pollino, i cui contorni montuosi si scorgono dalla cittadina che si estende per ben 78 kmq. Senza contare che, pur essendo san Francesco da Paola patrono della Calabria, come abbiamo visto, a San Marco il nome maschile più diffuso è Antonio.

«Nella chiesa della Riforma – sottolinea Modaffari, ricordando il filo stretto che unisce i due santi – si trova un’immagine miracolosa che, secondo la tradizione, si sarebbe formata per volontà di sant’Antonio, il quale, con questo gesto, avrebbe voluto lasciare un ricordo al popolo sammarchese».

Fino agli inizi del ’900, ai piedi dell’immagine si poteva leggere questa scritta: Barbara loca petens quassata ferme per untas iam rate Trinacrie, suscipit ora pia: hinc transient et Pictor et Urbs haec tota cucurrit, Pinxerat et ait: Vale, Urbs, quot cupis ecce tenes che, tradotta, recita più o meno così: «Dirigendosi verso luoghi barbari, con la nave ormai sconquassata per il mare tempestoso, tocca le pie spiagge della Sicilia. Passando da qui, come un Pittore e tutta la città seppe di queste cose, dipinse e disse: “Salve, città, ciò che desideri, ecco tieni”».

Se per Antonio il convento della Riforma ha rappresentato una tappa verso Assisi, per Francesco da Paola è stato il punto fondamentale del cammino verso la santità.

«Il giovane Francesco arrivò a San Marco Argentano proprio per il compimento di un voto fatto dalla madre, Vienna da Fuscaldo che, non potendo avere figli, promise a san Francesco d’Assisi che, qualora fosse riuscita a diventare madre, avrebbe mandato suo figlio a servizio dai frati francescani – prosegue Modaffari –. Il bimbo nacque, ma il voto non fu realizzato fino a quando, una notte, Francesco d’Assisi apparve in sogno al piccolo Francesco ricordandogli la promessa non mantenuta. I genitori di Francesco si mobilitarono subito e si rivolsero a un loro amico, padre Antonio da Catanzaro, che era stato trasferito proprio a San Marco Argentano come guardiano del convento». 

Qui Francesco fu dunque inviato per l’anno di famulatus e qui iniziò il suo percorso di santità. Proprio nel complesso della Riforma compì, infatti, i primi miracoli, che sono raccontati negli affreschi all’interno della chiesa. E sempre qui fece l’esperienza della grotta presso «La Benedetta». Qui vi sono testimonianze vive come la finestrella della cella, oltre alla già citata grotta. E qui si intrecciano i cammini di due personaggi amatissimi in tutta la regione.

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Data di aggiornamento: 23 Febbraio 2021

1 comments

20 Febbraio 2021
Si dovrebbe avere più rispetto e cura nel CONCRETO di questi luoghi,molto spesso abbandonati a loro stessi,all incuria del tempo (vedesi La Benedetta,vedesi la Chiesa di S.Antonio chiusa ecc ecc) facciamo solo belle parole e pochi fatti
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di Franco

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