La solidarietà dei lettori in tempo di covid
Ci sono colori anche nelle difficoltà. In questo caso è il rosso della passata di pomodoro, il blu dell’incarto della farina, il giallo ocra delle penne trafilate al bronzo. Non siamo al supermercato, ma in via Carlo Rolando a Genova, dove oggi si snoda una fila interminabile, anch’essa colorata: una donna africana dalla tunica sgargiante, dietro di lei uno svolazzo d’arancio muove le pieghe di una pashmina indiana, mentre un’anziana del quartiere, dignitosa e linda nei suoi capelli grigi, trascina il carrellino blu della spesa. Sul portone dell’Istituto Don Bosco di Sanpierdarena li aspettano tre angeli latinoamericani dell’associazione «Iglesia en camino». Al centro della strada, a sbracciarsi come un vigile, don Daniel Coronel, peruviano, volto coperto dalla mascherina e crocifisso di bronzo che ondeggia a ogni movimento. È l’organizzatore instancabile della solidarietà per contrastare gli effetti del covid-19, a cui partecipano i ragazzi stranieri del centro della comunità dei minori non accompagnati. Accanto a lui, Alberto De Barbieri – nel direttivo di Diritti e Libertà, associazione che si occupa dei familiari dei carcerati, nostro referente per il progetto – è commosso. Grazie all’aiuto di Caritas sant’Antonio e dei sostenitori della sua associazione ha procurato generi alimentari, detersivi, prodotti per bambini per più di 350 famiglie che, a causa dell’epidemia, hanno perso il lavoro e ora rischiano la fame. «Normalmente – afferma don Daniel – consegniamo pacchi a circa 30 famiglie ogni 15 giorni. Ora siamo già a 350 e le richieste sono in aumento. È un’emergenza umanitaria e la distribuzione di oggi, grazie al vostro aiuto, è un grande sollievo. Vi ringrazio di cuore, ma non lasciateci soli, la notte è ancora lunga».
All’altro capo d’Italia
A circa 700 chilometri di distanza, nel quartiere Sanità di Napoli, il cortile dell’Associazione La Tenda è occupato da persone senza fissa dimora che dal tempo dello scoppio della pandemia non sanno proprio dove trovare riparo. I motti «state a casa» e «andrà tutto bene», ripetuti come un mantra durante il lockdown, suonavano per loro quasi come una presa in giro. Di più, essere visti per le strade vuote o a crocchi davanti al cancello del centro, quando tutti cercavano di proteggersi dal nemico invisibile, creava allarme sociale in un quartiere già di suo difficile. «In tempi normali – spiega Antonio Rulli, direttore del centro – accogliamo 120 persone solo per la notte. Offriamo loro servizi di prima necessità: un letto, la colazione, la lavanderia, l’ambulatorio. Alle 7.30 gli ospiti sono fuori. La pandemia ha rivoluzionato le priorità, ma noi non avevamo i mezzi, né le persone per accogliere gli ospiti di giorno. Era difficilissimo mantenere pulizia, distanze di sicurezza, ordine e un minimo di accompagnamento, indispensabile per far coabitare persone spesso problematiche e con retroterra molto diversi, limitando al contempo i possibili contagi nel quartiere. Abbiamo chiesto a Caritas sant’Antonio di aiutarci a implementare il servizio diurno. Il finanziamento è appena arrivato e grazie al vostro aiuto potremo sostenere per tre mesi il costo degli operatori che stiamo per assumere, del servizio mensa diurno e del servizio pulizia. Grazie di cuore, perché la situazione stava degenerando: siamo l’unica realtà di prima accoglienza della zona, a diretto contatto con la povertà più difficile».
Due gocce nel mare
Sono solo due dei tredici progetti per contrastare l’emergenza covid, portati avanti in tutta Italia dall’opera di solidarietà dei frati in questi ultimi mesi a favore delle famiglie con basso o nullo reddito, di bambini privi di mezzi per seguire le lezioni in digitale, di persone sole o immigrate nei centri accoglienza. Sono le vittime collaterali della pandemia, che faranno più fatica a rialzare la testa. Un aiuto concreto e immediato, attuato tramite parrocchie, Caritas diocesane, associazioni, cooperative, scuole, che continuerà anche nei prossimi mesi. Poche settimane fa si è aggiunto l’ultimo progetto: la realizzazione di una struttura di stoccaggio per beni alimentari, gestita dalla Caritas regionale Piemonte/Valle D’Aosta.
Fino a oggi la solidarietà antoniana ha stanziato quasi 630 mila euro, arrivando ai più poveri dei poveri. Stavolta nella nostra Italia.
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