L’anno delle comunità
Ciò che accade nel mondo si riflette anche sulla solidarietà antoniana. A darne prova, il resoconto Caritas sant’Antonio dell’anno appena trascorso, dove due voci di spesa importanti sono quelle relative ai progetti in favore dei profughi di guerra e dei poveri in Italia, messi ancora più in difficoltà dall’aumento incontrollato dei prezzi. Nonostante la crisi, la solidarietà dei lettori e degli amici del Santo ha tenuto, tanto che ognuno, a seconda delle proprie possibilità, ha voluto comunque stare a fianco di chi sta peggio: un segno di grande generosità e fiducia. Con l’aiuto di tante persone, Caritas sant’Antonio ha realizzato 106 progetti in 45 Paesi del mondo, per un totale di 3 milioni e 812 mila euro. La maggior parte dei progetti e delle donazioni hanno riguardato l’Africa, tuttavia una buona fetta, quasi il 35 %, è finita in Europa. Un cospicuo contributo, pari quasi al 20 % del totale, è stato speso per sostenere chi fuggiva dalla guerra. Non a caso, il progetto di giugno, realizzato in occasione della festa di sant’Antonio, è stato interamente dedicato all’acquisto di beni e servizi di prima necessità a favore dei profughi ucraini, dispensati attraverso la rete dei conventi dei frati minori conventuali in Ucraina e nei Paesi confinanti, Polonia e Romania in testa.
L’attenzione all’Ucraina non ha fatto venire meno l’impegno dei frati nei confronti dei profughi di altri conflitti in Africa e in Medioriente. 353 mila euro sono andati a sostegno dei profughi della rotta balcanica, in particolare per l’accoglienza e l’inserimento dei minori non accompagnati e per le cure oculistiche ed odontoiatriche, normalmente non inserite nei protocolli sanitari consueti. In rialzo la spesa che riguarda l’Italia, rivolta in particolare a quelle realtà che si prendono cura di persone fragili: disabili, ragazzi in difficoltà economica e sociale, persone in stato di povertà. Non solo acquisto di beni di prima necessità, ma anche un sostegno per l’installazione di pannelli solari per rendere più sostenibili le spese energetiche e scongiurare la chiusura delle attività.
I villaggi rurali al centro
Le grandi protagoniste del 2022 sono le comunità, che vivono nelle zone rurali soprattutto dell’Africa e non hanno accesso ai servizi minimi come sanità, educazione e formazione al lavoro. Vanno a questo tipo di beneficiari il 40,44 % delle risorse, per un totale di circa 1 milione 541mila euro, suddivisi in 25 progetti ad alto impatto sociale. Tante le realizzazioni: dal dispensario sanitario ai progetti di formazione al lavoro, dal servizio maternità all’avvio di microimprese, dall’acquisto di attrezzature agricole ai centri di recupero per bambini abbandonati, dai pozzi ai pannelli fotovoltaici. I beneficiari prediletti rimangono i bambini, a cui sono dedicati 32 progetti; se aggiungiamo a questa categoria quella degli studenti delle superiori e dei ragazzi in formazione umana e professionale, i progetti diventano 55 e le risorse dedicate alla parte più giovane della popolazione arrivano al 44,76 per cento.
Nel complesso, i progetti approvati riguardano salute e igiene (30 progetti), scuola (27 progetti), promozione umana (25 progetti); a seguire, accesso all’acqua (9) e abitazioni (8). La maggior parte dei progetti e della spesa riguarda le costruzioni di edifici: dalle scuole ai reparti di ospedale, dalle case ai servizi igienici comunitari, dai dormitori alle sale di comunità. «Siamo una delle poche realtà caritative che ancora sovvenzionano costruzioni – afferma fra Valerio Folli, direttore della Caritas sant’Antonio –, ma lo facciamo perché siamo convinti che lo sviluppo abbia bisogno di luoghi e attrezzature minime, che sono di più difficile accesso per le povere popolazioni rurali». In effetti al secondo posto tra i tipi di progetto c’è proprio l’acquisto di attrezzature, praticamente raddoppiato rispetto al 2021: arredamento scolastico, attrezzatura sanitaria, ambulanze, macchine agricole, generatori, computer, ausili medici, letti d’ospedale. La crisi impatta non poco anche sul costo medio dei progetti: se, infatti, prima della pandemia quasi il 61 % dei progetti era sotto la soglia dei 20 mila euro, oggi solo il 39,68 % rimane dentro questa fascia di costo, mentre la maggior parte di essi, circa il 33 %, ha un costo che varia dai 20 mila ai 30 mila euro.
Cuore missionario
Caratteristica di Caritas sant’Antonio è quella di avere come referenti i missionari religiosi e laici, di diverse congregazioni, organizzazioni e nazionalità: «È la riprova che quella dei frati è una solidarietà aperta, non autoreferenziale, capace di mettersi in rete con diversi soggetti» commenta fra Valerio. I missionari che hanno collaborato con la realtà caritativa dei frati nel 2022 sono 97, 40 donne e 57 uomini, in maggioranza consacrati e consacrate, ma non mancano 15 laici, appartenenti a organizzazioni locali o internazionali. I frati minori conventuali, operanti in vari Paesi, sono in tutto 21. Tra le curiosità – che però descrivono la serietà e l’accuratezza dell’operato di Caritas sant’Antonio – è da segnalare che dei 219 progetti analizzati, 58 non avevano i requisiti, 55 mancavano di documentazione fondamentale e 106 sono stati finanziati: «La quasi totalità dei progetti approvati va a buon fine» conclude il direttore. Il futuro si prospetta pieno di sfide: «La guerra in Ucraina, le emergenze climatiche e il caro energia stanno mettendo a dura prova i Paesi più svantaggiati – afferma fra Valerio Folli –, ma stanno anche impoverendo a un ritmo inedito le fasce più deboli dell’Europa e del nostro Paese, mettendo in difficoltà soprattutto i bambini. Aspetti che dovremo tener presenti nel 2023 e negli anni a venire, per coltivare il senso di condivisione e di comunità che alimenta la grande famiglia antoniana».
Puoi leggere il resoconto Caritas 2022 completo sul numero di febbraio del «Messaggero di sant'Antonio» o nella versione digitale della rivista!