Lo sguardo che benedice

Nelle riconciliazioni, prima dell’abbraccio benedicente c’è uno sguardo benedicente, che è un abbraccio intimo degli occhi. In quello sguardo iniziò il perdono di Gesù, e iniziò la risurrezione di Pietro.
03 Novembre 2025 | di

L’homo sapiens è un animale capace di tradimento. Ma è anche capace di perdonare, e qualche volta di ricominciare, dopo i tradimenti più gravi e dolorosi, come quelli coniugali o nelle imprese. Non siamo capaci di rimettere il dentifricio nel tubetto, ma siamo capaci di far risorgere un rapporto tradito. 

Il Vangelo – con tutta la Bibbia – è anche un grande codice spirituale ed etico per capire i diversi tipi di tradimento, e i tipi di risurrezione dopo i tradimenti. Il tradimento più famoso è quello di Giuda, anche perché è un vero colpo di scena: nessuno, nemmeno Gesù, si aspettava il tradimento di uno dei dodici, di quello che, nel Vangelo di Giovanni, aveva la cassa della comunità (ruolo di fiducia), cui spettava un ruolo di riguardo (e lo capiamo dalla disposizione dei dodici durante l’ultima cena, sempre in Giovanni). Giuda aveva assistito ai miracoli e alle parole di Gesù, e ne aveva fatti anche lui, come gli altri apostoli. Giuda è il solo che Gesù in tutti i Vangeli chiama «amico» (Mt 26,50). Quel tradimento di un intimo, di una persona di casa, fu la sorpresa più grande di Gesù. Tra le grandi sorprese di Gesù c’è anche quella di un amico che lo ha venduto, forse per quel denaro-mammona che aveva chiamato «dio» e che qui svela tutto il suo potere mortifero.

Nel Vangelo, però, abbiamo anche il tradimento – o rinnegamento – di Pietro. La tradizione cristiana ha da sempre individuato un parallelismo tra il tradimento di Giuda e quello di Pietro, perché c’è realmente. Eppure, sono molto diversi. Il rinnegamento-tradimento di Pietro non è pianificato, non è il punto di arrivo di un atto deliberato e intenzionale. Le parole che Pietro dice a Gesù durante l’ultima cena – «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte» (Lc 22,32) –, sembrano e sono sincere: veramente in quel momento Pietro è convinto che non si sarebbe mai scandalizzato di Gesù, anche se tutti gli altri apostoli l’avessero fatto. Pietro anche in quel dialogo estremo era sincero perché non poteva sapere come avrebbe reagito poche ore dopo. Il suo è un tradimento per debolezza, per fragilità, per non avere trovato le risorse per reagire di fronte a una grande tentazione. Il tradimento del sincero è un male di esperienza: ti accorgi di tradire solo mentre tradisci, sebbene sinceramente prima di trovarti in quella tentazione non avresti voluto tradire, ancor meno dopo.

Insieme al gallo, l’altro elemento decisivo nel racconto del tradimento di Pietro è lo sguardo di Gesù verso Pietro: «Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro» (Lc 22,61). Lo rivediamo ancora oggi, ora. Pietro si sente di nuovo guardato negli occhi, rivede lo sguardo che l’aveva chiamato lungo il lago di Tiberiade. Solo i sinceri e i puri si convertono per uno sguardo che riaccende in loro il ricordo, mai svanito, del primo sguardo d’amore, e questo vale, ogni giorno, anche nei rapporti tra di noi, quando certi sguardi ci convertono perché ci risvegliano alla mente, improvvisamente e senza aspettarcelo, uno sguardo profondo e diverso che avevamo dimenticato, ma che era sempre lì: quanta gente è salvata ogni giorno da sguardi come questo di Gesù, sguardi di risurrezione di chi ci ha continuato ad amare negli inferi dove eravamo precipitati. Nelle riconciliazioni, prima dell’abbraccio benedicente c’è uno sguardo benedicente, che è un abbraccio intimo degli occhi. In quello sguardo iniziò il perdono di Gesù, e iniziò la risurrezione di Pietro.

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Data di aggiornamento: 03 Novembre 2025

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