Aver cura delle risorse della Terra
Forse qualcuno di voi si ricorda Independence day, film di fantascienza del 1996, nel quale la Terra subiva un attacco alieno coordinato. Nella pellicola, il presidente degli Stati Uniti, Thomas Whitmore, entra in contatto con un alieno e apprende quanto stanno progettando di fare: sono un’intera civiltà che si sposta di pianeta in pianeta consumando tutte le risorse naturali che vi trovano, e il prossimo pianeta è la Terra. Non è possibile trovare un accordo: l’unica soluzione è l’annientamento. Facilmente, nel film, ci immedesimiamo nei terrestri attaccati… ma forse anche l’altra parte ha qualche tratto che ci appartiene. Infatti, dalla rivoluzione industriale (metà Ottocento) in poi, il consumo delle risorse della Terra è aumentato in modo vertiginoso, soprattutto negli ultimi decenni. La possibilità di avere più servizi, più beni e comodità richiede una maggiore quantità di energia per la loro produzione e gestione, soprattutto per velocizzare i processi. Pensiamo, ad esempio, ai nostri spostamenti: se in passato perlopiù si andava a piedi o a cavallo, oggi per percorrere la stessa distanza i tempi sono molto più brevi.
C’è un prezzo da pagare, però, in termini di realizzazione di mezzi adeguati (auto, treno, aereo…) e di consumo energetico, soprattutto attraverso l’uso di carburante. Certamente le macchine ci hanno facilitato la vita e continuano a farlo in modo sempre più notevole: basta pensare allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale e alla velocizzazione di tanti processi che essa sta determinando. Già da tempo, le macchine meccaniche hanno consentito di produrre in serie una quantità enorme di oggetti uguali (pensiamo alle tipografie, all’industria alimentare e a tanti altri beni di consumo) in tempi impossibili da ottenere manualmente, e ora gli strumenti informatici (computer) analizzano in poco tempo dati in quantità ingestibili da noi esseri umani. Quello che spesso ci sfugge è che tutto questo ha un prezzo: un semplice click o il tocco con il dito sullo schermo del nostro smartphone può avviare processi che richiedono molta energia per essere elaborati, soprattutto quando si fa uso di strumenti integrati con l’Intelligenza artificiale. Non ci accorgiamo di nulla, ma in qualche parte del mondo ci sono potenti elaboratori continuamente al lavoro, estremamente energivori, che vengono raffreddati con enormi quantità di acqua; tutto per soddisfare le nostre richieste, per le quali a volte usiamo gli strumenti in maniera consona e utile ma molto spesso per cose che potremmo fare da noi (o evitare).
Ogni anno viene calcolato il giorno del sovrasfruttamento della Terra, ossia la data in cui l’umanità consuma interamente le risorse prodotte dal Pianeta in quell’anno. Nell’ultimo decennio si attesta verso fine luglio, vale a dire che le risorse naturali prodotte in un anno le consumiamo in meno di sette mesi. Chiaramente ci sono riserve provenienti da tempi in cui lo sfruttamento era molto ridotto, ma realisticamente possiamo andare avanti in questo modo? E un altro prezzo da pagare è ancor più subdolo: stiamo iniziando a farci sostituire, in alcuni processi che hanno sempre richiesto il nostro impegno e la nostra dedizione (come lo studio, la ricerca, la comprensione e l’elaborazione di testi e progetti), da chatbot intelligenti, da sistemi che analizzano e rispondono apparentemente alla perfezione. Sembra la soluzione di tutto… ma senza la fatica di imparare, ne perdiamo in umanità, rischiando di essere sempre soggetti a inganni e manipolazioni. Il pericolo più grande è che il cuore del nostro essere sia lo sfruttamento e il consumo, non più il prendersi cura delle cose e delle persone.
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