Oratorio bene comune
Sotto a illustri carriere c’è spesso un tesoro nascosto, condiviso trasversalmente da un numero impressionante di italiani. Questo tesoro, vera palestra di talenti, è l’oratorio, che ha saputo cambiare ed evolversi nel tempo, a partire dal modello di Don Bosco, accompagnando la crescita di bambini e ragazzi di ogni estrazione, appartenenza e persino religione. Un vero miracolo sociale, una risorsa che ha consentito al nostro Paese di dare protagonismo, positività, formazione ad intere generazioni, di forgiare la classe politica e intellettuale, di gettare le basi per la nascita e il rafforzamento del Terzo Settore. È quanto emerge dal libro Oratorio Italia. Viaggio nel Paese del bene di Alessia Ardesi (Rubbettino) una ricerca sul campo e, insieme, un itinerario attraverso il racconto di tanti personaggi noti, che hanno mosso i primi passi proprio all’oratorio, da Alcide De Gasperi ad Aldo Cazzullo, fino a stelle dello sport come Cesare Prandelli o Gianni Rivera. L’oratorio non è mai stato solo il luogo del catechismo ma il luogo della gioia, dove insieme si preparavano giochi, spettacoli, celebrazioni, dove si incontrava l’altro e si stringevano amicizie.
Tra gli ambiti evidenziati, uno merita particolare attenzione. Una ricerca della Diocesi di Milano, già 10 anni fa rivelava che il 27% dei ragazzi che frequentavano l’oratorio estivo erano di origine straniera (di cui un quarto musulmani) e che in alcuni oratori la presenza di bambini non italiani poteva toccare anche il 50 %. Segno che le famiglie non lo percepivano come un luogo d’indottrinamento. In questo modo ancor oggi l’oratorio diventa una palestra multiculturale, dove s’impara a conoscersi e a rispettarsi, evitando il rischio emarginazione, che tanti danni sta facendo nelle banlieue parigine.
La vera sfida è oggi capire se la Chiesa ma anche l’intera società saranno in grado di far evolvere e conservare questo luogo di formazione e gioia, così importante per una crescita equilibrata delle generazioni che verranno.
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!