Abìtuati a cambiare

Noi siamo ciò che facciamo di frequente. Le nostre azioni, se ripetute nel tempo, diventano parte integrante del nostro essere, influenzando il modo di pensare, sentire, agire. Per questo i cambiamenti partono dal mutare le piccole abitudini.
24 Ottobre 2025 | di

«Devi cambiare d’animo, non di Cielo», scrive Seneca all’amico Lucilio, nelle sue splendide lettere (Lettere a Lucilio, 28,1). Certamente un buon consiglio, ma come si fa a cambiare stato d’animo? Un modo è certamente quello di innescare nella nostra vita quotidiana buone abitudini: salutari per il corpo, per la mente e per lo spirito.

La nostra vita è tessuta di abitudini, di gesti quotidiani compiuti in automatico perché ripetuti ogni giorno, quasi sempre nello stesso modo. Si potrebbe dire, riecheggiando Aristotele, che l’uomo è le sue abitudini. Per quanto non sia una citazione testuale di Aristotele, riassume efficacemente il suo pensiero sull’importanza delle abitudini nello sviluppo del carattere e della felicità umana. Aristotele credeva che le azioni ripetute formassero il carattere di una persona, e che quindi le abitudini, positive o negative, determinassero la qualità della vita. Le azioni virtuose, compiute ripetutamente, portano a sviluppare le virtù, che sono disposizioni stabili del carattere. Le abitudini, positive o negative, sono il risultato di azioni ripetute e finiscono per definire il carattere di una persona. Scrive Aristotele: «La virtù morale (etike) deriva dall’abitudine (ethos) da cui ha tratto anche il nome, con una piccola modificazione del termine ethos» (Aristotele, Etica Nicomachea, Laterza, 1999, Libro II). E poi, una puntualizzazione preziosa: «Non è quindi una differenza da poco, se fin dalla nascita veniamo abituati in un modo piuttosto che in un altro, è importantissima, anzi è tutto» (Ivi, Libro II). 

Per dirla in breve: noi siamo ciò che facciamo ripetutamente e l’eccellenza non è un atto, ma un’abitudine. Le nostre azioni, se ripetute nel tempo, diventano parte integrante del nostro essere, influenzando il nostro modo di pensare, di sentire, di agire. Pensateci: come si diventa degli eccellenti ansiosi? Preoccupandoci molto e per tanto tempo! Le abitudini costituiscono l’architettura invisibile delle nostre giornate, diventano la stampella dei nostri pensieri, i sentieri noti e meno faticosi. Eppure, al cervello fa bene esplorare luoghi nuovi. Con la ripetitività si impoltronisce e, una volta impigrito, materialmente si restringe. Al contrario, si rinvigorisce usandolo, come avviene per un muscolo. E la sua forma peculiare di allenamento è imparare cose nuove, sperimentare, cimentarsi in nuove e stimolanti esperienze, non rimanere ingabbiati nelle stesse consuete e monotone abitudini. 

Le neuroscienze ci dicono che per acquisire nuove e positive abitudini sono sufficienti poche settimane. Chi di noi non vorrebbe cambiare qualche comportamento nocivo, magari qualche vizio che abbiamo consolidato con la pratica ripetuta e che non riusciamo a estirpare? Oggi sappiamo che il cambiamento è possibile, a ogni età e in ogni situazione di vita, a condizione che lo si voglia fare e che si sappia dove mettere le mani. Questo è reso possibile dalla duttilità del nostro cervello, la cosiddetta neuroplasticità, che ci permette di non essere schiavi del nostro destino, perché il cervello ha una qualità bellissima: si modifica ogni volta che facciamo una nuova esperienza e apprendiamo qualcosa di diverso dal consueto. Si formano milioni di nuovi collegamenti tra neuroni, le sinapsi, che formano una rete attraversata da correnti elettriche e da molecole. Può sembrare strano che uno stato d’animo, astratto per definizione, abbia radici biochimiche. Ma è così.

Che succede se impariamo a pensare in un modo diverso o se cambiamo un’abitudine? Mutano le vie dei pensieri e di alcuni bisogni. Cambiamo noi. Le ricerche dei neuroscienziati sui praticanti esperti di meditazione, utilizzando anche tecniche sofisticate di radiodiagnostica, come la risonanza magnetica funzionale, hanno dimostrato le capacità straordinarie del nostro cervello di modificarsi, influenzando sensibilmente gli stati d’animo, ribaltando gli schemi di pensiero negativi e creando strade alternative che arricchiscono notevolmente la qualità della nostra vita.

Il cambiamento è una delle sfide più complesse e affascinanti della vita umana e per attuare un cambiamento autentico e duraturo sono necessarie due strategie sinergiche: la consapevolezza e l’azione. La consapevolezza è il punto di partenza: senza capire chi siamo e che cosa vogliamo, è impossibile sapere dove andare. L’azione, invece, è il motore che ci porta da dove siamo a dove desideriamo arrivare. Tra queste due forze si gioca l’equilibrio del cambiamento personale. La consapevolezza è il primo passo fondamentale nel percorso di cambiamento. È la capacità di vedere con chiarezza ciò che accade dentro e fuori di noi. Significa fermarsi, ascoltarsi, riconoscere i propri pensieri, le emozioni, i limiti, i desideri. È una forma di lucidità che permette di orientare le proprie scelte. Nel percorso di cambiamento, la consapevolezza funziona come una mappa: senza sapere da dove si parte, è impossibile scegliere una direzione. Rende visibili i meccanismi che ci bloccano, le convinzioni limitanti, i comportamenti nocivi ripetuti per abitudine.

In questa fase è fondamentale imparare a porsi le domande giuste, passando da una visione passiva: «Perché mi succede questo?» a una visione attiva: «Che cosa posso fare di diverso?». Più si diventa consapevoli, più si apre lo spazio per la libertà. La consapevolezza è una condizione necessaria ma non sufficiente. Il cambiamento reale avviene quando la comprensione interiore si traduce in azione concreta. Molte persone restano bloccate in una sorta di consapevolezza sterile: sanno che cosa non va, sanno di che cosa avrebbero bisogno, ma non riescono a fare il passo successivo. Agire significa prendere decisioni, affrontare la fatica di fare una scelta, e accettare il rischio dell’imperfezione. Non esiste cambiamento senza una forma di movimento, anche piccolo, che rompe la staticità della situazione precedente. L’azione rappresenta quindi il ponte tra il desiderio di cambiare e la realtà trasformata (Cfr. S. Olianti, Scegli di vivere. Cambiamento e gusto della vita, Emp, 2017).

L’azione può iniziare da piccole scelte quotidiane: imparare a essere grati, decidere di chiedere scusa, dire di no a ciò che ci danneggia, iniziare una nuova abitudine salutare, oppure affrontare una nuova sfida professionale. Anche se inizialmente possono sembrare irrilevanti, queste azioni generano una dinamica positiva che rafforza la fiducia in se stessi e alimenta il desiderio di continuare a cambiare.
Ho lavorato molto su me stesso per imparare a cambiare abitudini poco salutari, e quando ci sono riuscito è cambiata la mia vita.

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Data di aggiornamento: 24 Ottobre 2025

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