Monte Colombo, il Lago del cuore

Nata nel 1982 per volontà di Leo Amici, l’associazione Dare del Lago di Monte Colombo, in provincia di Rimini, è un «hub» di solidarietà e buone prassi, ma anche un centro culturale dove i giovani imparano a vivere e a coltivare le proprie passioni.
20 Luglio 2021 | di

A una ventina di chilometri a sud di Rimini, tra campi e vigneti, c’è un laghetto a forma di cuore, incastonato in un piccolo paese che proprio al cuore di tanti giovani è legato. Acquistati agli inizi degli anni Ottanta con una colletta da un gruppo di volontari guidati da Leo Amici, oggi quei venti ettari di terra un tempo paludosa sono diventati un luogo di pace, amore e fratellanza. Nonché un punto di riferimento per tanti ragazzi che hanno perso la bussola. Sì, perché al Lago di Monte Colombo hanno sede una struttura per bambini abbandonati, una per anziani e una casa-famiglia per ragazzi, ma anche un teatro, un’accademia teatrale, uno studio di produzione audio-video e un laboratorio dove si tengono lezioni di cucina e corsi professionali per diventare fabbri, falegnami e così via.

Intorno al Lago, poi, sono nati negli anni anche un parco della musica, un museo, un hotel con spa, un ristorante-pizzeria, una casina nel bosco e un’azienda agricola. A tenere unite e gestire tutte queste realtà è l’associazione Dare, braccio operativo della Fondazione Leo Amici: «Tutto è nato per amore del prossimo» spiega Francesco Troilo, vicepresidente dell’associazione. «Al Lago di Monte Colombo i giovani vengono da tutta Italia, a volte anche dall’estero, in cerca di risposte, per realizzare i propri sogni, per curiosità o per necessità. All’inizio erano i figli e i nipoti dei volontari, poi i figli dei figli e i loro amici in una catena di solidarietà infinita. Qui i giovani si sentono compresi e amati». Per questo riescono a trovare se stessi e a dare un senso alla propria vita.

Fondamentale in questo processo di scoperta e rinascita è da sempre il ruolo della cultura e, in specie, del teatro. Nell’oasi riminese si studiano recitazione e danza ai massimi livelli (con tanto di diplomi firmati Royal Academy of Dance): l’obiettivo è trasformare la passione in mestiere, creando spettacoli capaci di generare del bene dentro e fuori l’associazione. Ne sa qualcosa Francesco Troilo che, prima di approdare al Lago di Monte Colombo, era un giovane attore pugliese come tanti alla ricerca della propria strada. «A 17 anni, durante una gita ad Assisi, vidi lo spettacolo Chiara di Dio di Carlo Tedeschi. Rimasi folgorato dalla sua bellezza, come del resto dalla luce negli occhi dell’attore che interpretava san Francesco» ricorda oggi il vice presidente dell’associazione Dare. «Desiderai interpretare anch’io quel personaggio, ma mi sembrava un sogno irraggiungibile. Allora non potevo sapere che quello spettacolo era stato concepito a Monte Colombo e che, di lì a due anni, avrei fatto la valigia per trasferirmi proprio nel paese di Leo Amici».

Sarà uno stage teatrale a portare Francesco sulle sponde del Lago riminese. «Quando incrociai per la prima volta Carlo Tedeschi assieme al mio gruppo di attori, lui mi abbracciò e mi disse: “Sento che stai cercando Dio. Beh, l’hai trovato. Non avrei nulla in contrario se interpretassi san Francesco nel mio spettacolo Chiara di Dio”. Inutile a dirsi, scoppiai a piangere. Dopo qualche settimana ero già sul palco del teatro Leo Amici a realizzare il mio sogno». La testimonianza di Francesco Troilo è solo una delle tante storie di rinascita avvenute al Lago di Monte Colombo. Una goccia in un mare di sacrifici e soddisfazioni, tra studio intenso, lavoro e tournée. «Qui ogni cosa è gestita da giovani volontari – conferma Troilo –. Tutti fanno tutto, nell’ottica di servire il prossimo. Io, ad esempio, sono vice presidente dell’associazione, ma anche ballerino del teatro e cameriere nel ristorante».

l fenomeno Chiara di Dio

Tra le tante attività gestite dall’associazione Dare, quella teatrale resta comunque la punta di diamante che le ha permesso di portare più volte in giro per l’Italia la Parola del Signore, oltre che in tv e sui giornali. Merito di successi come il musical Chiara di Dio, scritto e diretto da Carlo Tedeschi, che ripercorre le vicende della santa e il suo rapporto col Poverello d’Assisi sulle orme delle Fonti francescane. Dopo il debutto nel 2004 davanti a 4 mila giovani giunti a Santa Maria degli Angeli per la marcia francescana, il musical ha girato l’Italia, grazie anche alle numerosissime compagnie amatoriali che vi si sono cimentate. «Anche se al momento, a causa della pandemia, non abbiamo in programma alcuna tournée – spiega il regista Carlo Tedeschi –, riceviamo continuamente richieste per portare in scena il musical sulla santa di Assisi –. Scrivono anche dal Brasile, dalla Cina, dall’Argentina… Lo spettacolo è diventato un vero e proprio fenomeno. Merito di una storia più che mai attuale, e di due giovani che hanno inseguito il loro vero sogno, diventando così due modelli per i ragazzi contemporanei». 

Quando il teatro è fatto con il cuore, neppure una pandemia può metterlo a tacere. Lo sanno bene gli artisti del teatro Leo Amici che da febbraio 2020 hanno dovuto annullare tutti gli spettacoli in programma. Non si sono dati per vinti, però. Come risposta al lockdown, hanno aperto sul sito teatroleoamici.it la sezione «hashtag teatro a casa» e l’hanno farcita con una decina di video dei loro spettacoli (tutti scritti e diretti da Carlo Tedeschi) – da Chiara di Dio al Festival della canzone per Leo –: un regalo a tutte quelle famiglie chiuse in casa e connesse con il resto del mondo solamente attraverso lo schermo del pc. A un anno di distanza, gli spettacoli sono ancora lì, disponibili gratuitamente.

Con tutto il rispetto per il web, però, è giunto il momento di ripartire, seppur con prudenza. «Stiamo organizzando un teatro all’aperto allestito all’interno del parco della musica del Lago di Monte Colombo – conferma Tedeschi –. Partito a fine giugno, il cartellone prevede un cabaret con tanto di sketch comici, perché, dopo tanta tragedia, le persone hanno bisogno di sorridere». Ridere, tuttavia, non significa dimenticare. «Facciamo in modo che questa pandemia diventi una spinta per ripartire», un monito a costruire un futuro migliore nella costante ricerca di Dio. «L’uomo, in fondo, cerca Dio da sempre. Ma il punto è cercarlo dentro di sé, nella propria anima, profondamente» chiosa il regista, che ora sta lavorando a Mohican, uno spettacolo ambientato nell’America del 1850, teatro di lotte intestine tra nativi e conquistatori. Ma non finisce qui… «Anni fa – conclude Tedeschi, che oltre a fare il regista è anche pittore – organizzai la mostra itinerante “+ sé - io = pace” (tuttora in calendario al Lago di Monte Colombo). Alludevo al fatto che, solo accettando il proprio sé, si scarta il proprio io, eliminando il male». Un consiglio che non passa mai di moda. Sulla tela, sul palcoscenico e, soprattutto, nella vita reale.

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Data di aggiornamento: 20 Luglio 2021
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