Nel primo anno di vita...
Dal punto di vista biologico, il neonato nasce prematuro: è completamente dipendente dai genitori. In natura non esiste un’altra specie animale che abbia bisogno di un così lungo periodo di accudimento dopo la nascita: dopo i nove mesi nel pancione, il bambino deve ancora completare la sua maturazione. Occorre tener conto di questa sua profondissima immaturità e aver presente che il contatto con la mamma è come il prolungamento, all’esterno, della vita intrauterina. Serve molta disponibilità perché il bambino possa trovare accoglienza e risposta a quei bisogni che da solo non può soddisfare.
Questi sono i mesi in cui si sviluppa il cosiddetto «attaccamento primario»: un’esperienza di relazione, la prima dell’esistenza, così profonda e importante, che sarà alla base di tutti i rapporti di fiducia, amicizia e amore della vita. È la relazione che costruisce la sicurezza esistenziale nelle proprie risorse. Perché questo avvenga, occorre creare il contatto pelle-pelle, saper guardare negli occhi il bambino durante l’allattamento, trasformare i momenti di cura in occasioni di scambio relazionale e affettivo. Parlargli tanto. Il linguaggio deve essere il più vario e articolato possibile, ripetendo i suoi fonemi e i suoi vocalizzi, ma anche con frasi e veri e propri discorsi. È importante che l’attaccamento primario si sviluppi verso la madre, non verso il padre. Dal punto di vista psicologico, un allontanamento della procreatrice biologica (la madre) dall’accudimento primario del figlio è incomprensibile: togliere o limitare il ruolo primario della mamma potrebbe creare degli scompensi psicologici nelle sue motivazioni.
Nel primo anno di vita l’accudimento del bambino deve essere affidato primariamente alla madre, il padre deve solo essere d’aiuto. Poi ci sono le situazioni particolari, ma quello è un altro discorso. Durante questo prezioso periodo, occorre evitare ogni componente a carattere normativo. Il bambino non fa capricci, non vuole provocare o disturbare. Se non dorme di notte, ad esempio, non è perché vuole tenere svegli i genitori: in questa fase è molto importante mettersi a disposizione del piccolo, sintonizzarsi con le sue esigenze, creare un ascolto profondo che permetta di capire al di là delle parole che ancora non ci sono.