Non c’è vita senza regole
Nel nostro quotidiano, ogni giorno facciamo i conti con le regole: in casa, per la strada, al lavoro, nelle relazioni con gli altri, nelle spese, nello sport, nel divertimento… Non c’è un ambito della vita in cui non siano presenti delle regole. Fin da bambini siamo abituati a confrontarci con norme di comportamento che servono per informarci su come funzionano le cose e per formare la nostra coscienza su ciò che è giusto e ciò che non lo è. Quanto è importante mettere dei paletti per aiutare la crescita dei nostri figli, che significa dire dei «no», porre loro un limite.
A un certo punto, però, è necessario spiegare le ragioni delle regole: l’essere umano non può diventare davvero adulto se pratica un’obbedienza cieca e inconsapevole. Non ci basta il dover far qualcosa, ma vogliamo sapere il perché: qual è il senso delle norme che seguiamo? Dove possiamo trovarlo? Certamente nell’ambito dei valori che nella nostra vita abbiamo imparato a riconoscere e a mettere in pratica: il rispetto, la dignità, la fedeltà, la gratitudine, l’onestà, solo per menzionarne alcuni.
Tuttavia, se, ad esempio, una persona cresce in un ambiente in cui è normale comportarsi in modo disonesto, difficilmente può riconoscere l’onestà come valore: rimane un buon principio, di cui però non ha esperienza. I valori hanno bisogno di essere interiorizzati per poterli vivere davvero, e solo la concretezza della vita ci consente di imparare l’importanza di un atteggiamento, di un comportamento, di uno stile.
Tutto questo accade anche per la Regola dei frati minori, della quale il 29 novembre si festeggiano gli 800 anni dell’approvazione da parte di papa Onorio III. Il testo nasce dall’esperienza di frate Francesco di Assisi e dei suoi compagni, frutto di un confronto (anche di uno scontro, a volte) per consentire alla fraternità di custodire il carisma del fondatore e di portarlo avanti.
Ma la vera origine della Regola è più profonda: sta nel vivo incontro di Francesco con il Signore, che lo porta a desiderare e poi a scegliere di seguire il Vangelo alla lettera, vivendo in povertà e annunciando il regno di Dio e la penitenza. Non viene prima la regola e poi la vita: Francesco ha vissuto esperienze concrete che lo hanno cambiato, tracciando una via. Stare insieme con i lebbrosi, gli ultimi della società, all’inizio era per lui impensabile, ma il Signore lo ha condotto tra loro ed egli ha usato misericordia verso di loro, sperimentando una dolcezza mai provata prima. L’attenzione ai poveri, agli ultimi non è un dovere che nasce da un’idea, ma da una concreta esperienza!
Questo cammino, fin dagli inizi, non è compiuto in solitudine, ma è condiviso con dei fratelli che hanno scelto di stare con Francesco. Proprio la fraternità è un aspetto cruciale dei frati minori: essere fratelli di tutti, a cominciare da chi ti sta a fianco. Una grande ricchezza, ma anche una via difficile da seguire: come tenere d’accordo persone diverse, con caratteri e idee spesso contrastanti? Solo la grazia di Dio ha potuto sostenere l’impresa, insieme alla scelta di dare un ordine a questa forma di vita fraterna, una regola che potesse esprimere cosa significa essere frate minore.
Appunto la Regola di san Francesco, che non è solo un insieme di diritti e doveri, ma è intrisa di vita già nel suo testo letterale, come quando dice: «Ciascuno manifesti con fiducia all’altro le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, quanto più premurosamente uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?». Soprattutto, però, sono le esperienze concrete vissute da Francesco e dai suoi frati, anche ai giorni nostri, a dare vero senso a quelle parole, che così continuano anche oggi a mostrare una via percorribile per vivere il Vangelo.
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!