Pensare altrimenti
Un piccolo viaggio nel mondo dell’antropologia partendo da dieci parole. A scriverlo Marco Aime, che l’antropologia la insegna da anni nelle aule universitarie e che dell’antropologia è uno dei massimi studiosi in Italia e non solo.
Aime non ci parla, però, dall’alto di un manuale come potrebbe ben fare. Alle radici di questa disciplina sceglie, invece, di accompagnarci come si trattasse di un inizio, di un primo passo. Il percorso è quello di un approccio alla diversità senza troppi preconcetti e di una presa di coscienza del fatto che il nostro modo di vivere è uno dei molti possibili.
L’autore sceglie 10 parole per raccontarci di città e campagne, colonizzatori e colonizzati, ricchi e poveri, indigeni e immigrati, uomini e donne, ma di più, proprio come spetta all'antropologo, per dirci «di ciò che li unisce e li contrappone, di tutto ciò che li collega e degli effetti indotti da questi modi di relazione» come dice Marc Augé.
Le dieci parole del viaggio nell'antropologia secondo Aime sono: Essere, Convivere, Comunicare, Dove e Quando, Crescere, Specchiarsi, Rappresentarsi, Donare, Credere, Nutrirsi.
«Abituati da troppo tempo ad esportare gente, più che ad accoglierne, e a pensarci come monoculturali, bianchi, cattolici – afferma l’autore -, quando l’”altro” ha fatto irruzione a casa nostra ci ha trovati impreparati. Non sono così ingenuo da pensare che un approccio antropologico possa risolvere i problemi che segnano i nostri tempi, ma spostarsi dai punti di vista consueti, assumere una prospettiva diversa può aiutarci a comprendere meglio ciò che accade nelle nostre città, nelle nostre strade, nelle nostre vite».
Ma chi sono davvero gli antropologi? Per Marshall Sahlins, padre dell’antropologia semantica sono «viaggiatori che si addentrano nelle periferie dell’umanità». Per Claude Lévi-Strauss, filosofo ed etnologo francese sono «gli straccivendoli della storia».
Quello che di sicuro sappiamo è che l’antropologia culturale è una disciplina indisciplinata. E non potrebbe essere altrimenti.
«La stessa parola "antropologia" è una sorta di poliedro con molte facce, ciascuna definita da un aggettivo (fisica, sociale, culturale, cognitiva ed economica…), una sorta di fiume che si dirama in molto rigagnoli - conclude il professor Aime -, che percorrono diversi aspetti della vita degli esseri umani, per comporre infine un grande e complesso affresco”.
Cercando di comprendere cosa siamo veramente e, perché no, anche cosa non siamo.