A proposito di Dreyer...

È stato uno dei maggiori registi del cinema: ripercorriamo l'opera di Carl Theodor Dreyer, soffermandoci sui suoi capolavori da vedere o rivedere.
26 Giugno 2022 | di

Carl Theodor Dreyer (1889-1968), danese, è stato uno dei maggiori registi del cinema, maestro di un’arte nuova a cui seppe dare un valore e una missione: raccontare l’uomo nella storia, e l’uomo (o ovviamente la donna, ché i suoi personaggi più forti sono delle donne) nella ricerca del senso da dare alla propria vita, e di quel che ne sta alla base e ne sta oltre (la sceneggiatura di un film su Gesù, purtroppo non realizzato, è pubblicata da Einaudi). È tutta la sua opera che sarebbe bene visitare o rivisitare, ma soprattutto: La passione di Giovanna d’Arco (1928), capolavoro assoluto del cinema muto, costruito per primi piani di una intensità spirituale sconvolgente; Dies irae (1943), contro l’intolleranza religiosa dell’Inquisizione, girato non a caso durante l’occupazione nazista del suo Paese; Ordet (1955) e cioè, in danese, il Verbo, la Parola; e infine Gertrud (1964), ultimo dei suoi rarissimi film, lungamente preparati.

Tra loro è difficile scegliere ma, forse perché è della sua maturità, io prediligo l’ultimo, il più «borghese» e contemporaneo dei suoi film, anche se Ordet ha ancora il potere di sconvolgermi, con la scena del miracolo affidata a un giovane ritardato mentale nella famiglia di un pastore protestante in cui muore l’amata sposa del fratello: è il più «stupido», ma quello dalla fede più autentica, a compiere il miracolo; le forze per noi oscure possono essere comprese dalla fede più profonda. È però Gertrud ad avere il messaggio più immediato, ed è un messaggio «paolino»: la fede e la speranza sono fondamentali, ma delle tre grandi virtù è la carità a essere la più importante.

Nei tre atti del film vediamo, nella Stoccolma del primo ’900, l’inquieta protagonista conquistata da più amori: l’ambizioso uomo politico che ha sposato, un giovane pianista vanesio e un poeta, che lei rifiuta perché per lui l’amore per una donna non può conciliarsi con le aspirazioni di un uomo... Nel finale del film (l’ultimo atto) a un vecchio amico che è venuto a trovarla, Gertrud, vecchia e sola, dice di sé: «Sei forse giovane?» e risponde: «No, ma ho amato»;  «Sei forse bella?», «No, ma ho amato»; «Sei forse felice?», «No, ma ho amato»... E chiede che sulla sua tomba venga incisa l’affermazione forse centrale del cristianesimo, «Amor omnia».

 

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Data di aggiornamento: 26 Giugno 2022
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