Quanto è bella la Madonna di Viggiano!
È bellissima, la Madonna Nera. La Madonna di Viggiano, protettrice dei Lucani. Ha occhi chiari, scintillanti. La pelle scura. Per tre giorni ho camminato assieme a un gruppo di ragazzi per raggiungerla sulla vetta del Monte Sacro per l’ultima notte di veglia che lei passerà su questa montagna. Un pellegrinaggio, un pellegrinaggio appassionato. All’alba della prima domenica di settembre ridiscenderà al suo paese.
Carlo Levi scrisse: «La Madonna nera non è, per i contadini, né buona né cattiva; è molto di più. Essa secca i raccolti e lascia morire, ma anche nutre e protegge; e bisogna adorarla. In tutte le case, a capo del letto, attaccata al muro con quattro chiodi, la Madonna di Viggiano assiste, con i grandi occhi senza sguardo nel viso nero, a tutti gli atti della vita». Sono davanti a Lei e un amico antropologo mi aiuta a contraddire lo scrittore piemontese che amò questa terra al punto da volervi essere seppellito: la Madonna Nera, con il Bambino sulle ginocchia, non è senza sguardo, lei guarda. Ha un segno per ognuno di noi.
La statua, mi raccontano, ha mille anni di vita. Forse mille e cinquecento. Scomparve dall’antica Grumentum, città della Val d’Agri, quando venne assalita dai corsari saraceni. Venne ritrovata da pastori. Bagliori e luci guidarono gli uomini della montagna fino alla buca dove la statua aveva trovato rifugio. Poi vi sono storie di furti e di ricomparse. In questa terra, abbiamo bisogno della Madonna, la fede, qui, è fisica. I pellegrini, raggiunta la chiesa in vetta al Monte Sacro, ruotano per tre volte attorno alla chiesa, molti uomini e donne a piedi scalzi, i palmi delle mani rivolte verso il cielo. Maria è «fertilità, famiglia, ordine». Aiuta, ha pietà. È potente. Sui monti di questo Appennino del Sud, dal Cilento al Pollino fino all’Aspromonte, le Madonne vanno e vengono dalle montagne. Vi salgono a maggio per passarvi l’estate. A settembre, ai primi venti dell’autunno, è come un richiamo, un segnale: ridiscendono a valle per passare gli inverni nelle chiese, accanto alla loro gente.
Ho due pensieri.
Dall’alto del santuario della Madonna Nera si vede il Centro Oli dell’Eni. Questa è la Lucania del petrolio. Ricchezza e dannazione di una terra. I miei compagni di viaggio hanno pregato perché la Madonna freni l’avidità degli uomini e salvi queste valli.
L’altro pensiero: cento altre volte ho conosciuto la preghiera, la stanchezza, la forza e le notti insonni dei pellegrini. Conosco la fatica offerta alla Madonna e al sacro. Dai santuari di Polsi a quello di Viggiano. Dalle basiliche sotterranee ortodosse di Lalibela, in Etiopia, alle litanie barocche di chiese latinoamericane. Dalle trance sufi delle confraternite di Tripoli al Muro del Pianto di Gerusalemme fino alle ritualità tradizionali davanti agli oceani africani. Si prega nella stessa maniera, con la stessa, immensa fede.