Quell'Europa che non ti aspetti

Compie trent’anni Erasmus, il programma di mobilità studentesca più gettonato in Europa. Italia ai primi posti con 633 mila giovani partiti per un’esperienza di studio e di vita. Le storie di Anna, Matteo e Roberta.
22 Marzo 2017 | di

«Se potessi? Ripartirei oggi stesso. È stata un’esperienza incredibile». Anna Scapocchin ha 24 anni e nessun dubbio. Studia Sociologia all’Università di Padova. Il suo Erasmus è stato in Francia, Université Saint- Quentin-En-Yvelines, Versail­les. All’epo­ca, di anni ne aveva poco più di 22.

Anna è una dei quasi 500 mila studenti universitari italiani (per l’esattezza 487.900) che, dal 1987 al 2016 hanno deciso di salutare mamma e papà e recarsi all’estero per un’esperienza nell’ambito del programma Erasmus. Sono numeri in costante crescita che fanno di noi italiani i quarti maggiori fruitori dopo tedeschi (1.324.800), spagnoli (1.032.100) e francesi (980.900). Il programma di mobilità studentesca più gettonato in Europa nel 2017 compie trent'anni. Tra le novità anche corsi di lingue per 100 mila rifugiati.

Destinazioni più popolari

Spagna, Francia, Germania, Portogallo e, di recente, anche l’America Latina, tra le destinazioni più richieste dai giovani. Tra le università che, nell’ordine, attraggono più studenti dal resto del mondo: Sapienza di Roma, Università degli Studi di Milano, Alma Mater di Bologna, Università degli Studi di Padova e Politecnico di Torino.

Rispetto alla mobilità verso i Paesi extra Unione europea, i primi cinque istituti italiani per numero di studenti in partenza sono: Alma Mater di Bologna, Ca’ Foscari di Venezia, Università della Tuscia, Politecnico di Milano e Università di Parma.

L'identikit dello studente

L'esperienza di Anna traccia, in tutto e per tutto, il ritratto dello studente medio che aderisce al programma di mobilità universitaria oggi più gettonato, non l’unico in verità. Chi sceglie l’Erasmus ha un’età media di 23 anni, 25 per un tirocinante. Nel 59 per cento si tratta di studentesse, valore che sale al 63 per cento quando lo scopo è uno stage in azienda. Gli scambi per studio hanno una permanenza media di 6 mesi. Per i tirocini di 3 mesi si privilegiano, nell’ordine: Spagna, Regno Unito, Germania e Francia. Durata massima: un anno accademico che deve essere riconosciuto, al rientro, dall’Università di partenza.

La borsa di studio

A libri e lezioni in atenei di ben 33 Pae­si (nel 1987 erano 11), i ragazzi raccontano di aver affiancato spesso un lavoro. Le borse di studio non bastano a mantenersi, soprattutto nei Paesi in cui la vita è più cara. L’assegno mensile di mobilità varia da 230 a 280 euro a seconda dei gruppi (sono tre) di Stati verso i quali si è diretti. È previsto un contributo aggiuntivo di 200 euro al mese in caso di condizioni socio-economiche svantaggiate. 

Erasmus Plus Indire

Iniziato con appena 3.200 studenti, attualmente vi partecipano circa 300 mila universitari all’anno. «Erasmus coinvolge anche Paesi extra-Ue (ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Norvegia, Islanda, Liechtenstein e Turchia), e permette la mobilità non solo di universitari, ma anche di giovani lavoratori, tirocinanti, personale docente, ricercatori (Erasmus Plus) – spiega Sara Pagliai, coordinatrice dell’agenzia nazionale Erasmus Plus Indire che gestisce il programma in Italia –. Erasmus è diventato Plus dal 2014: da programma per la mobilità degli studenti universitari, si è trasformato in un unico programma che comprende gli scambi di insegnanti e alunni tra scuole europee, il volontariato giovanile, la formazione degli adulti».

Le storie di Anna, Matteo e Roberta

Anna Scapocchin, studentessa in Erasmus per 6 mesi a Versailles in Francia, sottolinea: «La curiosità e l’interesse verso l’altro ha creato molta sintonia tra noi studenti provenienti da Paesi a volte molto diversi tra loro».

Matteo Gardin, 22 anni, laureato in Mediazione linguistica e culturale all’Università di Padova, ateneo tra i più attivi, è stato alla University of Southampton (Regno Unito) per 10 mesi, vale a dire un intero anno accademico. «Dal punto di vista didattico – racconta – ho potuto sperimentare diversi metodi di insegnamento e valutazione che, nella mia università di provenienza, non sono ancora usati di frequente. La possibilità di relazionarsi con culture di tutto il mondo e il confronto di idee fanno crescere e aprono la mente. Inoltre, una volta entrato nel programma, senti di far parte della grande “famiglia Erasmus”. Una sensazione difficile da descrivere, che non ti abbandona mai».

Roberta Sanguin ha 25 anni, Erasmus in Finlandia. Anche lei arriva dall’ateneo patavino, facoltà di Medicina, corso di laurea in ostetricia. «Sono andata in Finlandia all’Oulu University of Applied Sciences per 3 mesi nel 2013. Qui ho svolto un periodo di tirocinio nell’ospedale della città: mi ha permesso di vedere coi miei occhi, come funzionano le cose in ambito sanitario (nel campo dell’ostetricia, ovviamente). I finlandesi sono avanti anni luce dal punto di vista tecnologico e organizzativo. A posteriori, se dovessi aver la fortuna di poter ripere l’Erasmus, pianificherei meglio l’aspetto didattico e di tirocinio».

Tutte le novità per il 2017

Su ciò che rimane a esperienza conclusa, è stato presentato a febbraio uno studio di impatto sulle vite di chi ha partecipato a Erasmus Plus. Il 50 per cento degli studenti, soprattutto quelli che lo hanno svolto in un’impresa, ha trovato lavoro. Un dato significativo, se si considera che la media europea è del 30 per cento.

Tante le iniziative in calendario per il trentennale. In Italia, dopo gli Stati generali del 24-25 febbraio a Roma, appuntamento in piazza Santa Croce a Firenze il 7-8 maggio con le tre agenzie coordinatrici del programma. In tutti i 33 Paesi è prevista l’attivazione di ErasmusPro, il sottoprogramma pensato per i giovani lavoratori. Obiettivo: fornire ai cittadini, tra i 15 e i 24 anni, apprendistati di lunga durata, da 6 a 12 mesi.

Solidarietà, ora più che mai

Di più, l’esecutivo comunitario fornirà, da qui a tre anni, corsi di lingua a 100 mila rifugiati, con l’obiettivo di aumentare il numero dei migranti toccati dal programma strada facendo. «È la solidarietà di cui l’Europa ha bisogno, ora più che mai» ha sottolineato Tibor Navracsics, commissario europeo per l’Istruzione, la cultura e la gioventù, a Parigi, in apertura delle celebrazioni.

 

Leggi l'articolo completo sul numero di marzo del "Messaggero di sant'Antonio" e sulla versione digitale della rivista.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017

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