24 Maggio 2022

Sfuggire alla paura

Quante volte abbiamo paura? Facciamoci insegnare dalla Parola di Dio tre cose che sconfiggono la paura: fede, occhio e gambe!
Fede, occhio, gambe!

© ImagineGolf / Getty Images

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,25-28.34-36)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Paura o speranza? Fine o inizio?

Non so se, leggendo queste parole, abbiamo più paura o più speranza. Si parla di «segni nel sole, nella luna e nelle stelle, potenze dei cieli sconvolte», di «angoscia dei popoli», di «uomini che muoiono di paura». Si dice anche però «risollevatevi perché la vostra liberazione è vicina!». Il Signore verrà, il Signore viene! Questo è, in realtà, lo scopo dei testi apocalittici: non è fare paura, ma essere certi che tutti i disastri del nostro mondo, che tutto il male che si muove nell’umanità, tutto ciò che può accaderci nella vita, tutto questo ha sempre un limite, una fine. Perfino il coronavirus ha una fine! Sì, perché siamo sicuri che lui, il Signore, arriva, lui viene. La «fine»: questa parola ci fa paura… Ma che cos’è che finisce? Il male, il peccato, il nostro piccolo mondo il nostro modo di concepire la vita e la storia, tutto questo ha un termine, finisce, grazie a Dio, finisce! Allora la «fine» diventa la cosa più bella, la più buona notizia, perché in realtà è l’inizio, il germoglio - dice Geremia - di una nuova speranza, di una liberazione!

Due atteggiamenti possibili

Allora di fronte a questa Parola ci sono due atteggiamenti possibili. Chi ha paura, e muore di paura. Attenzione, non muore per ciò che accade davvero, non muore perché succede il finimondo, ma per la paura; muore per i suoi fantasmi, muore di angoscia, dice il Vangelo, muore di ansia, dissipazioni, ubriachezze, affanni, muore di tutte le chiacchiere inutili che si sentono in giro, muore di dicerie, di ansie su una fine del mondo imminente, su interpretazioni assurde e sconclusionate a proposito della pandemia e dei vaccini, muore di paranoie, di complottismi. Muore perché ha il cuore pesante! La paura è appunto un «peso», ci porta verso il basso. Questo è il primo atteggiamento: la paura di ciò che potrebbe accadere, il peso delle nostre ansie, dissipazioni inutili.

Chi invece ascolta davvero la Parola, scorge il Signore che arriva e, per questo, risolleva e alza il capo. Non è appesantito, sa guardare la storia con gli occhi di Dio, quelli veri, e quindi è leggero, va verso l’alto, non verso il basso. E per questo ha la forza di sfuggire a queste cose. Questo è il secondo atteggiamento: chi si fida di Dio, alza il capo, vive di lui, vive leggero.

Tre ingredienti per vivere «risollevati»=risorti

Chiaramente il Signore ci invita al secondo atteggiamento: non abbiate paura! «Ti scongiuro, per favore, non avere paura!». Ma per vivere questo secondo atteggiamento, per non morire di paura, per vivere da «risollevati» (che significa da risorti, come il Signore Gesù) ci vogliono tre cose: fede, occhio, gambe!
FEDE: bisogna anzitutto fidarsi di Dio, fidarsi del nostro Signore, Lui mantiene le promesse dice Geremia! Se non ci fidiamo di Dio, allora davvero la nostra storia è senza speranza.
OCCHIO: ci vuole occhio, bisogna accorgersene di questo Signore che viene, bisogna scorgerlo il germoglio che spunta. Bisogna essere vigilanti, stare pronti!
GAMBE: se ho fede e ho occhio, allora scorgo il Signore che viene verso di me, allora posso corrergli incontro, sentirò un bisogno viscerale di corrergli incontro.

Immaginate due persone che si amano, si cercano e si scorgono da lontano dopo molto tempo. Cosa fanno? Si corrono incontro! Ricordate il Padre Misericordioso che vede il figlio tornare e gli corre incontro? Ecco, così è il nostro incontro con Cristo! Gli corriamo incontro, un pezzo di strada lo faccio io, un pezzo lo fa il Signore. Il Vangelo direbbe: «Alzati in piedi». Ci vogliono allora le gambe, devo fare la mia parte.

Non per comando, non per obbedienza, non per precetto della Chiesa, ma perché ne sento il desiderio e il bisogno profondo di correre incontro al mio Signore che viene, che viene a mettere un limite al male e al peccato, che viene a liberarmi! Questa mia parte, queste gambe che si muovono, sono concretamente la mia operatività nell’amore. Ce lo dice bene san Paolo: «Crescere e sovrabbondare nell’amore», quello fattivo, concreto, non quello delle parole. Questo è il nostro germoglio che spunta, tramite queste nostre gambe, queste nostre mani, il Signore viene su questa terra!

Dacci di vivere così, Signore!

Per sfuggire alla paura inutile, ci vogliono FEDE, OCCHIO e GAMBE. Allora vorrei concludere chiedendo al Signore per tutti noi, per la Chiesa, per l’umanità intera, questo dono grande, usando le parole della Colletta (la preghiera che il celebrante recita prima della liturgia della Parola).

Padre santo, che mantieni nei secoli le tue promesse,
rialza il capo dell’umanità oppressa dal male
e apri i nostri cuori alla speranza,
perché attendiamo vigilanti e operosi
la venuta gloriosa di Cristo, giudice e salvatore.

Vieni Signore Gesù.

fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org

Data di aggiornamento: 24 Maggio 2022

1 comments

9 Giugno 2023
E necessario leggere tutto ciò Perché ci risolleviamo
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di Antonella

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