Un poliambulatorio nella tempesta
Nessuna notte è solo notte. Basta un foro nella tenda per far passare la luce. Lo sa bene fra Angel, che ha visto il male capovolgersi in bene quando tutto sembrava perduto. Siamo a Barinas, capitale dell’omonimo stato a ovest del Venezuela, terra di pianure e coltivazioni. È il 2017 quando una grave crisi economica, sociale e politica si abbatte sulla povera gente. Come spesso succede in questi casi, l’instabilità e la penuria generano egoismi: ognuno pensa a sopravvivere come può con un’inflazione fuori controllo, che chiude il 2017 al 2.616%. Ancora oggi le merci possono raddoppiare il costo da un’ora all’altra, costringendo tutti a vivere sull’orlo del precipizio. In un contesto così, curarsi è un lusso, perché una volta dentro un ospedale pubblico, con strutture peraltro basiche, il paziente deve pagarsi tutto, dal cotone alla cena del medico.
Una crisi che i frati minori conventuali, presenti a Barinas dal 2007, vivono sulla pelle propria e della loro gente. Hanno in cura una parrocchia enorme che ha sotto di sé altre sette capillas, ma i frati sono solo in quattro. Vedono il bisogno crescere, ma che cosa possono fare? Non è solo un malessere materiale: è l’anima che è chiusa in una stanza buia. Il foro nella tenda però arriva, inatteso. Luisana, una ginecologa, va in crisi spirituale e chiede ai frati di aprire nel convento un ambulatorio gratuito di ginecologia. Fra José, il superiore dell’epoca, accetta. È un gesto inaudito, con una logica opposta a tutto quello che sta accadendo. Un gesto che brilla come un faro. Ne restano illuminate dapprima tre infermiere, poi, uno dopo l’altro, arrivano i medici.
La svolta si verifica nel 2019 alla Gmg di Panama: «In quell’occasione – racconta fra Angel – fra Deiby, che nel frattempo ha sostituito fra Josè, incontra il nostro superiore generale fra Carlos Trovarelli e gli racconta dell’ambulatorio. Fra Carlos capisce subito che quell’esperienza in un contesto così difficile ha un valore profetico e chiede ai frati e a Luisana di farne un progetto più strutturato, da sottoporre anche a Caritas sant’Antonio». Nasce così il Casma, ovvero il Centro di attenzione sanitaria Maria Ausiliatrice: «Abbiamo scelto questo nome per sottolineare il nostro intento di accogliere la persona integralmente: Casma è vicino alla parola “Casa” e Maria Ausiliatrice è la Madre che sa ascoltare. Tutti segni per sottolineare che il percorso di cura non è mai solo fisico ma è anche spirituale».
Fra Angel in quel primo periodo è a Caracas, sente parlare del Casma e se ne innamora: «Ricordo che chiesi a Dio di poterne fare parte prima o poi. Nel 2019 avevo appena finito la teologia, ma questa esperienza mi aveva acceso dentro». Intanto il progetto matura e ottiene l’appoggio dell’Ordine: in un terreno della diocesi, accanto al convento, vengono costruiti quattro ambulatori, nei quali si alternano un gruppo di medici, disposti a visitare a basso costo. È così incredibile che all’inizio la gente ha qualche dubbio sulla qualità. Poi entra al Casma ed è sorpresa dall’accoglienza e dalla professionalità. In poco tempo i pazienti diventano 1.800 al mese, mentre gli specialisti che prestano servizio sono già 20 nel 2021.
Matura anche il tempo di fra Angel: «A settembre venne a trovarmi a Caracas fra Franklin, il parroco di Barinas; mi disse che i suoi frati erano già troppo impegnati nella cura della parrocchia e che avrebbe avuto bisogno di un frate che seguisse il gruppo di lavoro dei medici. Avevo 29 anni e la cosa mi spaventava, perché del tutto nuova. Però mi buttai e fu una benedizione». Si immaginava, fra Angel, di passare il tempo a impartire benedizioni e a consolare: «Giorno per giorno scoprivo che in realtà anch’io ero un medico, ma della salute spirituale, essenziale come quella del corpo specie in un periodo in cui regna l’egoismo. Mi accorsi che c’era una grande sete di senso, non solo nei pazienti ma anche nei dottori, che avevano dovuto sacrificare la dimensione missionaria della professione, alla necessità di mantenere le famiglie. Al Casma l’hanno riscoperta e ciò ha illuminato la loro vita, tanto che alcuni si sono fatti terziari francescani». Un’esperienza che cambia anche fra Angel: «Ho capito più intimamente la forza del francescanesimo e che cosa ha significato per san Francesco abbracciare il lebbroso. Da quel momento il sorriso di un paziente, la soddisfazione di un medico sono la mia ricompensa».
Il foro nella tenda si è squarciato e la luce ora entra copiosa tanto da attirare al Casma ben 45 medici specialisti, troppi per 4 ambulatori. È l’agosto del 2023 e i frati tentano il grande salto: costruire un poliambulatorio con 10 studi e un day hospital. Il preventivo è di 75 mila euro, 34 mila e 300 richiesti a Caritas sant’Antonio. Il salto è rocambolesco, fra Angel sa bene che con l’inflazione ogni preventivo è velleitario. Ma comunque ci provano. Il primo scontro con la realtà è durissimo: non c’è l’allacciamento alle fogne, che pure era stato assicurato. L’attacco è a 500 metri, un salasso. Sotto elezioni, il clima si fa ancora più duro, l’energia elettrica è razionata, trovare il materiale è difficile e si riesce a lavorare solo 2 giorni su 7. Ogni giorno in più i costi aumentano. «Tante volte mi son detto che non ce l’avremmo fatta. E invece abbiamo potuto spiegare a Caritas sant’Antonio le nostre difficoltà e voi ci avete capito e aiutato a realizzare il nostro sogno». Caritas sant’Antonio ha dovuto aggiungere altri 53mila e 400 euro per concludere il progetto, che è passato in due anni da 75mila euro a oltre 150mila complessivi. Tuttavia, il 28 luglio del 2025 il poliambulatorio è realtà: «La gente è accorsa all’inaugurazione, piena di gioia. I medici con stupore hanno trovato all’interno un angolo con il Santissimo: per rammentarci ogni giorno che qui al Casma curiamo le persone nella loro integrità. Grazie per aver creduto in noi».
Segui il progetto su www.caritasantoniana.org.
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