Padre Enzo, un prete di frontiera
«Come Chiesa, non possiamo restare in silenzio davanti all’ingiustizia. Il Vangelo ci chiama a una pace fondata sulla verità, non sull’obbedienza cieca o sulla paura. Cristo non ci ha lasciato un potere, ma una missione: servire, annunciare, accompagnare». Padre Enzo Del Brocco parla da New York dove è assistente parroco presso la parrocchia di Our Saviour, a Manhattan, e quando gli si chiede un’opinione sull’amministrazione Trump non ha alcun dubbio: «Non si tratta di essere contro un leader o un partito, ma di essere radicalmente per il Vangelo, per la verità, per la giustizia, per il bene comune. In un tempo in cui si cercano scorciatoie autoritarie o si alzano muri fisici e ideologici, la vocazione della Chiesa è formare coscienze libere, capaci di discernere, di ascoltare, di sperare. E questa responsabilità non può essere delegata». Benché sia statunitense di nascita (è nato nel 1969 a Sewickley, in Pennsylvania), il suo cognome, Del Brocco, tradisce chiare origini italiane: «Sono figlio di immigrati italiani. Mia madre è arrivata negli Stati Uniti quando aveva 12 anni, insieme alla sua famiglia. Dopo il diploma, durante una vacanza in Italia, ha conosciuto mio padre. Si sono incontrati a Ceccano (Frosinone), ed è lì che è scoppiata la scintilla che li ha fatti innamorare. Si sono sposati dopo circa un anno, e mio padre si è trasferito con lei negli Stati Uniti fino al 1980».
Stati Uniti, Italia e Haiti
Il legame tra padre Enzo e l’Italia non è però solo nelle sue radici. Infatti ben 33 dei suoi 55 anni li ha trascorsi nel Bel Paese sia per studio sia per lavoro. Anche la vocazione, arrivata a 19 anni, è giunta proprio in Italia: «Cominciai a leggere il Vangelo per conto mio, quasi per curiosità – racconta padre Enzo –. E fu proprio lì che tutto cambiò». Entrato tra i Passionisti nel 1989, e ordinato sacerdote nel 1996, padre Del Brocco ha ricoperto molti ruoli all’interno della Congregazione, e dal 1° luglio 2025 è anche Rettore della Catholic Theological Union di Chicago, prestigiosa istituzione dove ha studiato anche papa Leone XIV. Ma l’esperienza che ancora oggi racconta con maggior emozione è quella che l’ha visto missionario ad Haiti: «È sempre stato un mio desiderio fare un’esperienza missionaria all’estero. L’elezione di papa Francesco e il suo continuo richiamo ad “andare verso le periferie” ha risvegliato in me un’urgenza profonda. Mi sono sentito interpellato personalmente da quella visione di Chiesa in uscita, e così, nel 2014, sono partito per Haiti». Lì padre Enzo è rimasto sei anni.
Amare nella prova
Al suo arrivo ad Haiti, il Paese era ancora profondamente segnato dalle ferite del devastante terremoto del 2010. Tra le macerie regnava una povertà estrema, c’era una disoccupazione diffusa e, soprattutto, una profonda sofferenza psicologica e spirituale. «Eppure, nonostante tutto – ricorda padre Enzo –, ho trovato un popolo straordinariamente resiliente, capace di ricominciare, di pregare e di aiutarsi a vicenda anche con pochissimo. In mezzo al dolore e all’abbandono, ho incontrato una fede viva, una comunità accogliente e un popolo che mi ha insegnato cosa significhi davvero resistere, sperare e amare nella prova». Padre Enzo ha così collaborato con padre Rick Frechette, passionista, medico e uomo di straordinaria umanità, e ha dato vita ad alcuni progetti come «Ciottoli», rivolto a bambini e adolescenti di Cité Soleil, una delle aree più difficili di Port-au-Prince. «Questa esperienza mi ha insegnato che non basta “fare per”, ma bisogna “vivere con”. Condividere. Ascoltare. Restare. È stata un’esperienza che ha dato volto, mani e sangue alla mia vocazione».
Il lockdown a New York
Nel 2020 padre Del Brocco ha lasciato Haiti e ha raggiunto New York per partecipare a una consulta, ma gli Stati Uniti entravano in lockdown a causa della pandemia di Covid 19. «Da allora sono rimasto a New York, dove ho offerto assistenza spirituale in una casa di cura nel Bronx. Accompagnare i malati terminali di Covid, spesso senza la presenza dei loro familiari, è stato doloroso, ma profondamente significativo. Insieme agli anni trascorsi ad Haiti, ai quali sono ancora legato, quello di New York è stato un periodo che ha segnato profondamente il mio ministero e la mia umanità». Nonostante la lontananza da Haiti, la mente e il cuore di padre Del Brocco sono sempre rivolti all’isola caraibica al cui territorio, oltre ad Haiti, appartiene anche la Repubblica Dominicana: «Il popolo haitiano, con la sua fede incrollabile, la sua forza e la sua dignità, continua ad abitare il mio pensiero, la mia preghiera e il mio impegno, anche oggi, attraverso l’attività di advocacy (patrocinio, ndr) alle Nazioni Unite. Haiti mi ha trasformato profondamente. Non solo come sacerdote, ma come uomo».
Tecnologia e discernimento
Sulla drammatica situazione haitiana, sempre più in balia delle bande armate che spesso gestiscono l’accesso a beni essenziali come cibo, cure mediche e istruzione, padre Del Brocco è molto realista: «Fermare questa violenza non è semplice, perché non si tratta solo di criminalità, ma del risultato di decenni di corruzione, impunità, povertà estrema e abbandono istituzionale. Non ho soluzioni magiche, ma ho visto con i miei occhi che quando ti immergi nella vita del popolo haitiano, quando ascolti e cammini con loro, nascono semi di speranza vera. Solo unendo sicurezza, giustizia sociale, partecipazione popolare e dialogo coraggioso si potrà davvero fermare questa spirale di violenza e aprire la strada a un futuro degno». Ed è proprio al futuro che guarda padre Del Brocco quando veste i panni di docente all’Università di Chicago, in Illinois, dove tiene un corso sull’etica dell’Intelligenza artificiale «che è uno strumento potente – ammette padre Enzo –, ma non è neutro, e il suo sviluppo e utilizzo richiedono un discernimento attento, che metta al centro la dignità della persona e il bene comune. L’innovazione tecnologica non può essere disgiunta dalla giustizia sociale, deve favorire l’inclusione, e va valutata anche per il suo impatto sull’ambiente. La custodia del creato fa parte di una visione etica integrale».
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