Fidiamoci della vita

Salvare un pezzo di Dio in noi, anche quando le cose si fanno difficili: solo questo conta. Perché lasciar germogliare in noi questo seme di fiducia fa fecondare la vita. La fede non è altro che la libera risposta dell’uomo al corteggiamento di Dio.
29 Settembre 2025 | di

«Credo nel sole, anche quando non splende. Credo nell’amore, anche quando non lo sento. Credo in Dio anche quando tace». Queste parole, così toccanti, furono trovate scritte su un muro di una cantina di Colonia, in Germania, nel 1946, alla fine della Seconda guerra mondiale. In questa cantina si erano rifugiati molti ebrei per sfuggire alla deportazione e pare vi siano rimasti per quasi cinque anni, salvandosi. Quello che ci resta, dopo tanto tempo, è un prezioso insegnamento sull’incrollabile fiducia nella vita. E in Dio. Anche quando è buio. Anche quando la speranza sembra disarmata, con le ali spezzate e incapaci di farci spiccare il volo. 

Purtroppo tanti altri, troppi, non ce l’hanno fatta. Tra cui una giovane donna di straordinaria sensibilità e intelligenza: Etty Hillesum. Il diario che ci ha lasciato è un vero breviario per anime assetate di bellezza e di significato da dare alla vita, anche quando la vita è incomprensibile, aspra, disadorna, crudele. L’ha scritto nel campo di transito di Westerbork, prima di essere definitivamente deportata ad Auschwitz, dove poi morirà nel 1943. Poteva scappare o nascondersi, forse ce l’avrebbe fatta. Ha preferito condividere la sorte del suo popolo. Il cammino che ha compiuto negli ultimi due anni della sua giovane vita è davvero strabiliante. Da lei ascoltiamo parole che riecheggiano la follia infantile dei mistici: «Ma cosa credete? Che non veda il filo spinato? Che non veda il dominio della morte? Sì, ma vedo anche uno spicchio di cielo e in questo spicchio che ho nel cuore io vedo libertà e bellezza. Non ci credete? Invece è così!» (E. Hillesum, Diario 1941-1943, Adelphi). 

Questa è la speranza! Anche nel posto più indicibilmente crudele come un campo di concentramento Etty vede uno spicchio di cielo e sa, a dispetto di chi magari la prende per matta, che non è un’illusione quanto piuttosto la capacità di vedere anche nella desolazione una promessa di vita. Credere nel sole, anche quando non splende, quando nubi dense e minacciose offuscano lo sguardo e appesantiscono il cuore. E che cos’è la speranza se non «la passione del possibile»? Così la chiamava un filosofo che tanto ho frequentato nella mia vita: Søren Kierkegaard. Una convinzione di possibilità, di rinascita, di cambiamento. La natura in questo è maestra; provate a camminare nel bosco d’inverno: alberi spogli, senza foglie, senza frutti; sentieri ghiacciati e cespugli disadorni; la bruma, sottile, che si insedia ovunque, il vento, gelido, che penetra tagliente ogni spiraglio. Il sole che fatica a farsi strada e a riscaldare la terra. Quando la tua vita è desolata, ti senti così: un cuore in inverno. Quando mi è capitato di vivere in questo deserto della speranza, come prima o poi capita a tutti, ho fatto miei i versi stupendi di Khalil Gibran, ripetendoli come un mantra: «Se l’inverno dicesse: ho la primavera nel cuore! Chi gli crederebbe?».

Alessandro d’Avenia ha scritto una cosa bellissima sulla speranza: «Sperare non è il vizio dell’ottimista ma il vigoroso realismo del fragile seme che accetta il buio del sottosuolo per farsi bosco» (L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita, Mondadori). Questa è la speranza: un fragile seme, umile, come la terra che lo farà germogliare. Solo così la speranza diventa fiducia; abbiamo bisogno di credere che la vita è sempre una cosa buona, un dono prezioso, anche quando non lo sentiamo, abbiamo bisogno di credere che l’amore ci salva, anche a dispetto di noi stessi che spesso lo maltrattiamo. Ascoltiamo ancora cosa ha da dirci Etty Hillesum: «Ho una fiducia così grande non nel senso che tutto andrà sempre bene nella mia vita esteriore, ma nel senso che anche quando le cose mi andranno male io continuerò ad accettare questa vita come una cosa buona» (Diario 1941-1943). 

Ma come credere in Dio, quando tace? Quando il male offusca l’anima e fa ribellare? Quando la sofferenza attanaglia il corpo e la mente senza possibilità di tregua? Quando l’ingiustizia e la ferocia di chi ha smarrito ogni umana pietà sferzano gli innocenti senza ombra di rimorso? Etty parla con Dio, ebrea ma sostanzialmente agnostica, riscopre una fiducia inaudita, infantile e lucida al contempo: «Ti prometto una cosa Dio, soltanto una piccola cosa, cercherò di non appesantire l’oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani, ogni giorno ha già la sua parte. Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me. Una cosa diventa sempre più evidente per me e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dovere aiutare te e in questo modo aiutiamo anche noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di Te in noi, mio Dio!» (Diario 1941-1943). 

Salvare un pezzo di Dio in noi, non lasciare che venga distrutto dentro di noi è l’unica cosa che veramente conti. Lasciar germogliare in noi questo seme di fiducia fa fecondare la vita. La fede in fondo non è altro che la libera risposta dell’uomo al corteggiamento di Dio. Non saprei dirvelo in un altro modo. È chiudere gli occhi e camminare anche se è notte. La fede è un infinito amore per l’esistente, per tutto ciò che è vivo. La fede non porta sottrazioni ma addizioni, fa crescere, aumentare la vita (Cfr. S. Olianti, Il coraggio di vivere. Oltre le paure che ci abitano, Emp). La fede talvolta è nuda, spogliata di ogni consolazione, forse anche dura. Eppure, come gli esuli a Babilonia, il cuore anela a Dio, lo desidera come la terra assetata desidera l’acqua: «Come cantare i canti del Signore / in terra straniera? / Se mi dimentico di te, Gerusalemme, / si dimentichi di me la mia destra; / mi si attacchi la lingua al palato / se lascio cadere il tuo ricordo» (Sal 137,4-6). La fede che nutre la speranza e apre all’amore non è assenza di dubbi né fuga dalla vita, è quella cosa che, se l’accogli, dà valore a tutta la vita.

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Data di aggiornamento: 29 Settembre 2025

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