27 Settembre 2025

Il tiranno che è in noi

Amare significa svuotare noi stessi da noi stessi. Farsi obbedienti al bene della relazione di coppia, non tener conto solo dei propri bisogni ma comprendere anche le fatiche e i limiti di chi ci sta accanto.
Il tiranno che è in noi

© Margherita Allegri

«Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: “Gesù Cristo è Signore!”, a gloria di Dio Padre» (Fil 2,6-11).

Eccoci, un testo centrale dal punto di vista teologico e per la nostra fede: lo svuotamento di Cristo dalla sua natura divina, la kenosis. Per amarci, il divino ha dovuto farsi uomo e come uomo si fece ultimo tra gli uomini, umiliando se stesso in una ingiusta morte in croce. Il Dio dell’universo, il creatore del creato, si è chinato verso la sua creatura per permetterle di vivere l’esperienza di un amore totalmente gratuito. Come quando vuoi ascoltare o parlare con un bambino di 3 anni: ti devi inginocchiare alla sua altezza per potergli essere vicino. Rinunci alla tua altezza di adulto, per parlare al cuore di quel bambino.

Cristo ci ha insegnato che per amare devi rinunciare a quello che sei, devi svuotarti, lasciarti riempire da un unico vertice, quello dell’amore del Padre per te, il quale, per reazione chimica nell’incrocio con il tuo prossimo, diviene amore all’altro, dono di sé. Quante coppie incontrate nel mio lavoro di terapeuta fanno esattamente il contrario. Ognuno vuole affermare se stesso, mettere al primo posto i propri bisogni affettivi, i propri modi di fare, i propri sentimenti feriti. Quante volte ho sentito la frase: «Ma io sono fatto/a così!», affermazione di una struttura dell’essere che non vuole venire messa in discussione, una dichiarata indisponibilità a lasciarsi abitare dall’alterità del proprio partner, una rigidità esistenziale.

Siamo tutti un po’ impauriti di essere insufficienti, inadeguati, mancanti, e per tale motivo ci accaniamo contro l’altro, perché ci confermi che siamo adeguati, che siamo «ok». Il nostro coniuge ci deve assecondare, deve capire quello di cui abbiamo bisogno e rispondervi, deve tener conto di noi e della nostra personalità. Quando questo non avviene, reagiamo difensivamente, attacchiamo l’altro perché non sta onorando il proprio compito di amarci, perché «non sono io sbagliato, al massimo, lo sei tu». San Paolo ci mostra come Cristo abbia agito in modo opposto al nostro. Non ha ritenuto un privilegio il proprio essere Dio, ma si è svuotato della propria identità divina per assumere la condizione di servo, umiliando se stesso per obbedire al desiderio d’amore del Padre. Ha scelto di amare secondo il desiderio del Padre e lo ha fatto lasciando che tutto in Lui si sottomettesse al vertice dell’amore incondizionato.

Per amare mia moglie Chiara sono anch’io chiamato a rinunciare a me stesso, a svuotarmi, non tanto della mia natura divina (quella purtroppo non ce l’ho), ma delle mie aspettative, delle mie pretese, del desiderio di sentirmi al centro, della persona che il mio percorso di vita mi ha portato a diventare. Questo, ovviamente, non va confuso con una passiva accondiscendenza alla persona dell’altro; svuotarmi non significa annullarmi, bensì fare spazio ad altro da me. Amare non significa accontentare costantemente l’altra persona. Amare significa farsi umilmente obbedienti al bene della relazione di coppia, non tener conto solo dei propri bisogni ma comprendere anche le fatiche e i limiti di chi ci sta a fianco.

Amare è qualcosa di complesso che a volte richiede di «educare» l’altra persona, a volte di ascoltarla, a volte di chiedere, spesso di donare. Quello che però costantemente ci chiede l’arte dell’amore è quello di svuotare noi stessi da noi stessi. Per lasciarci abitare, prima, dobbiamo sfrattare il tiranno che abita e troneggia nel nostro cuore, perché sia il Padre a condurci secondo la via dell’amore all’altro. Come sposi siamo chiamati a detronizzare i «signori della guerra» che risiedono in noi e a lasciarci governare da Colui che dona la pace vera. Questo ci chiede di agire non secondo il vertice del nostro sentire (me la sento o non me la sento), ma di sottomettere le nostre risposte relazionali al vertice dell’amare al modo di Cristo (scegliendo di amare il coniuge).

Siamo consapevoli che questo è un cammino non semplice, che richiede infinite ri-partenze e che, probabilmente, resterà sempre incompiuto e imperfetto. Svuotiamoci anche dell’aspettativa di poter amare costantemente in modo perfetto e facciamo spazio affinché «l’elicottero» dalla speranza abbia lo spazio per atterrare dentro di noi, rendendoci tenaci al bene. Buona kenosis di coppia a tutti voi.

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Data di aggiornamento: 27 Settembre 2025
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