Ande argentine, el dia de los muertos
San Antonio de los Cobres è il paese, poco meno di seimila abitanti, più alto dell’Argentina. Oltre tremila e settecento metri. Là arriva «il treno delle nuvole». Terra andina. Provincia di Salta. Nord del paese. Miniere di rame. Vita durissima.
Il cimitero di San Antonio, nei giorni attorno al Día de los Fieles Difuntos, è un gioco esplosivo di colori. Le tombe hanno forme inusuali: vi ho visto un sepolcro a forma di treno, un altro riproduceva un grande pesce. Fiori di carta, variopinti, rendono allegro il giorno del ricordo, della preghiera per chi non è più su questa Terra. E, per una notte, fra il primo e il due novembre, chi se ne è andato, tornerà. Torneranno i defunti. Verranno a visitare le loro case.
Seguo don Francisco e sua moglie, doña Ernestina. Francisco ha fatto il minatore, come tutti gli uomini del paese: oggi, giorno dei morti, ha comprato il vino migliore, ha preso bibite gassate e agghindato la tavola e spolverato le immagini sante. Ernestina ha cucinato per tre giorni interi. Manicaretti da leccarsi le dita. Ha fatto il pane a forma di scala, di colomba, di ciambella. Le scale serviranno a facilitare la discesa dell’anima del parente. La colomba è segno di pace. Le ciambelle sono il cerchio della vita.
I defunti arrivano in visita a notte. Entrano con cautela nella casa dove hanno abitato per anni e anni. Hanno fame. Le anime, osservano i cibi disposti sulla tavola, cominciano a mangiare, a bere. Ernestina e Francisco vogliono che i parenti defunti, questa notte, si trovino bene. Francisco prega alzando le braccia al cielo. I vivi balleranno, suoneranno, canteranno le canzoni che il defunto amava. Prima dell’alba, i morti risaliranno al cielo. È il mistero della Resurrezione che per una notte, in un paese andino, diventa un sogno. E una realtà.